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Serravalle lutto per Ergila, morta nella stessa camera in cui spirò il marito 13 anni fa

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Serravalle lutto per Ergila, morta nella stessa camera in cui spirò il marito 13 anni fa

Serravalle lutto per Ergila: «Noi tutti, soprattutto ora, dovremmo prendere esempio».

Serravalle lutto per Ergila

Finché ha potuto si è spesa per la sua grande famiglia e per la comunità. Serravalle ha dato l’ultimo saluto ad Ergila Bovolenta vedova Tiengo, morta all’età di 92 anni all’hospice di Gattinara, dov’era ricoverata da qualche tempo. «Nella stessa camera in cui tredici anni prima era morto l’amato marito Delfino – la ricorda Piera Mazzone, direttore della biblioteca civica di Varallo – e dopo sei settimane di lotta contro la malattia che da sei anni, si era impadronita della sua lunga vita».

La sua famiglia

«Ergila e Delfino – prosegue Mazzone – si erano sposati nel Veneto e si erano trasferiti prima a Salussola (e a Biella nacquero i loro primi due figli Cesarina e Gabriele) e qualche anno dopo arrivarono a Piane di Serravalle in regione Bertola, poi acquistarono casa a Gattera, dove crebbero i figli, che nel frattempo, con la nascita di Gilda, erano diventati tre, i nipoti Ivan e Serena e ora la gioia di Ergila erano i pronipoti: Andrea e Nicole, Luca e Mattia. Ergila aveva un cuore grande: era adorata dai bambini che amavano trascorrere le giornate in sua compagnia e gustare i cibi semplici e gustosi che solo lei sapeva preparare con tanto amore».

Gli ultimi tempi

Amore nel fare le cose, ma anche tenacia e voglia di vivere: queste le virtù principali di Bovolenta: «La figlia Cesarina – riprende Mazzone – spiega che la sua fortuna è stata proprio quella di aver avuto due genitori che si amavano tantissimo e vivevano per la famiglia, poi, commossa, sottolinea che la sua mamma: “Ha combattuto come una leonessa”, “Come va?” le chiedevano i medici e lei rispondeva: “Non c’è male grazie”. Negli ultimi giorni faticosi i figli avevano chiesto alla mamma cosa la preoccupasse: “Penso al domani…”, una risposta lucidissima e di speranza, perché lei era fermamente convinta di poter tornare a casa e riprendere la vita di sempre: con la bicicletta per mano, come appoggio, sarebbe ancora scesa al piccolo pollaio per accudire le galline e con l’aiuto della figlia avrebbe raccolto i frutti dell’orto. Ora, di lassù, certo coglierà i frutti di una lunga vita trascorsa al servizio degli altri, seminando bene e generosità».

In positivo

«Ergila e il marito Delfino – conclude il direttore della “Farinone Centa” – ricordavano la mia nascita da genitori anziani, che mi avevano accolta come un dono prezioso, e io quindi la conosco da sempre. Oggi me la rivedo davanti agli occhi e mi pare quasi di riascoltare la sua voce: era una signora sempre ordinata, con “la testa a posto”, arguta e intelligente, sapeva distribuire ironia sui tanti problemi che l’affliggevano, poiché vedeva sempre la vita in positivo, e noi tutti, soprattutto ora, dovremmo prendere esempio».

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