Attualità
Si lavora di domenica solo se ci sono i giornalisti. Pressing sul ponte
Si lavora al ponte di Romagnano di domenica solo davanti ai giornalisti? La perplessità evidenziata dal gruppo “Romagnano e Gattinara per il ponte”.
Si lavora di domenica
Domenica 18 il cantiere per il ponte di Romagnano è stato visto fermo, contrariamente a quanto visto invece la domenica precedente, quando le ruspe erano al lavoro nonostante la giornata festiva. Il sospetto, insomma, è che una settimana fa, di fronte al pubblico, si fosse voluto dare l’impressione di darci dentro con i lavori, ma una volta spenti i riflettori mediatici si torna a ritmi molto meno frenetici. A notarlo è stato Matteo Piemontesi, uno dei portavoce del gruppo “Romagnano e Gattinara per il ponte” che otto giorni fa aveva organizzato la catena umana tra le due sponde. «A pensare male si fa peccato – ha chiosato Piemontesi – ma a volte si azzecca».
Le richieste
Un sospetto che forse è venuto anche al sindaco Alessandro Carini: « Abbiamo richiesto ad Anas – riferisce il primo cittadino – e lanciato un appello ai deputati e senatori che si erano interessati alla situazione del ponte di Romagnano perché intervengano al Ministero per far sì che la ditta lavori anche di domenica e tutta la giornata di sabato per recuperare i tempi di lavorazione delle opere civili in alveo in modo da arrivare a consegnare il ponte provvisorio il prima possibile a fronte di un appesantimento del traffico. Una richiesta che nasce dal fatto che domenica scorsa hanno lavorato… E se lo hanno fatto una volta, potrebbero farlo sempre, non solo quando ci sono le manifestazioni e i giornalisti».
Quindi l’appello del territorio è chiaro: festivi e feriali, si faccia in modo di lavorare sempre per recuperare il tempo perso. In ogni caso, domenica o non domenica, l’importante per tutti è che venga rispettata la data di fine lavori e consegna del ponte provvisorio, fissata entro la fine del mese di ottobre.
Le domande
Tornando alle domande dei cittadini poste la scorsa settimana, ecco le prime cinque: come mai è crollato il ponte e l’evento si sarebbe potuto evitare con le normali manutenzioni? Come mai è stato demolito tutto, a fronte del crollo di una sola delle tre campate? Perché non è stata valutata la costruzione di un guado, considerando la conformazione del letto del fiume e invece si è preso in considerazione solo un ponte bailey che ha tempi di realizzazione più lunghi e costi più alti? Perché le operazioni di sminamento stanno subendo enorme ritardo? Perché la comunicazione da parte delle istituzioni è stata scarsa e in ritardo?
«Abbiamo la memoria lunga – ha ammonito Piemontesi -: non pretendiamo di avere una risposta subito, ma nemmeno ci vogliamo rassegnare a non avere le spiegazioni che interessano tutto il territorio».
Intanto questa settimana i lavori sono proseguiti: adesso si è creato una sorta di terrapieno che avanza sul greto del fiume Sesia.
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