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Torre di Boccioleto: l’impresa del 1935 censurata dal regime fascista

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Torre di Boccioleto: l’impresa del 1935 censurata dal regime fascista.  «Diamo i giusti meriti a chi per primo conquistò la torre di Boccioleto». E’ l’appello lanciato  da Gae Valle, presidente dell’associazione Wild, scalatore e grande appassionato di montagna. Con un video su Facebook Valle ha voluto ricordare una storia che non tutti conoscono.

Torre di Boccioleto: l’impresa del 1935 censurata dal regime fascista

«Fino al 1935 l’obelisco era rimasto inviolato nonostante diversi tentativi – spiega nel video sui social -. Basti ricordare che ci provarono anche i fratelli Ravelli, soprattutto Francesco che si era distinto sul Rosa e Bianco. La torre era stata tentata da scalatori tra i migliori dell’epoca». Arrivarono anche specialisti: «Oltre ai valsesiani venne anche Vinatzer, un sestogradista che è stato uno dei più grandi scalatori dell’epoca. Basti pensare che all’età di 20 anni salì sulla via Micheluzzi sulla Marmolada scalzo. Salì una guglia dolomitica classificata da Messner come settimo grado. Bisogna precisare che il Vinatzer arrivò a pochi metri dalla cima della torre. Giunto all’ultima fessura, forse per mancanza di materiale dovette fermarsi». Nel 1935 invece ci riescono per la prima volta due accademici del Cai di Milano: «L’11 ottobre 1935 Ettore Castiglioni e Carlo Negri riuscirono a raggiungere la torre. Poi non si registrano più avvenimenti alpinistici fino al 1942 quando Gianfranco Ferrari originario di Cravagliana e Ercole Esposito entrambi operai dell’Alfa Romeo riuscirono ad arrivare alla cima. Frequentavano il dopolavoro che ai tempi erano stati presi dai fascisti per la loro propaganda. E così’ anche un avvenimento alpinistico veniva molto esaltato. Ferrari ed Esposito individuarono i chiodi del Vinatzer, superano gli ultimi metri e raggiunsero la cima. Hanno conquistato per una nuova via, ma non era la prima scalata. Sui giornali dell’epoca dallo “Scarpone” alla “Gazzetta dello sport” invece uscì l’impresa molto enfatizzata. La via del Castiglioni-Negri dimenticata. come se non fossero esistiti».

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Dopo la seconda guerra mondiale, bisogna aspettare il 1953 per una nuova salita: «La torre venne vinta da Mora e Sacchi di Grignasco i quali percorsero la seconda parte della via Castiglioni-Negri – riprende Valle -, ma aprirono una nuova variante e seguirono il percorso del 1935. E anche qui si parlò di una nuova via. Loro hanno fatto un primo tiro di corda che si collega alla via del Castiglioni-Negri».

Alpinisti dimenticati

E Gae Valle si domanda come mai non considerare l’impresa del 1935? «Castiglioni e Negri non sono due personaggi sconosciuti. Sono accademici del Cai: Castiglioni è un avvocato, ha scritto diversi volumi, le famose guide alpinistiche del Cai, aveva dedicato la sua vita alla montagna. Ed era un sestogradista. Negri e Castiglioni sono due convinti anti fascisti. Negri nel giugno del 1942 viene espulso dal partito fascista, ha sempre spalleggiato il Castiglioni che fu un anti fascista attivo. Dopo l’armistizio si rifugiò in Val Pelline e da lì organizzò i trasferimenti dei profughi ebrei in Svizzera, tra cui Luigi Einaudi. Venne arrestato due volte in Svizzera. Fece diversi servizi in Svizzera. Venne poi arrestato in Gadina, riuscì a fuggire, arrivò sul ghiacciaio ma stremato perì e fu trovato dal suo compagno Negri tre mesi dopo». E Valle arriva alla conclusione: «E’ per questo che non erano persone da ricordare. La loro storia l’ho scoperta dopo: alla torre di Boccioleto se avessi saputo di di posare le mani sulle rocce affrontate da grossi personaggi sarebbe stato emozionante. Fa specie che tutta questa storia non sia conosciuta».

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