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Una favola d’amore che la morte non è riuscita a concludere: un tenero ricordo per Mery Gasperin

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Una favola d’amore che la morte non è riuscita a concludere: riceviamo e pubblichiamo un ricordo di Mery Gasperin.

Una favola d’amore che la morte non è riuscita a concludere

«“Mery per sempre” è il titolo di un film del 1989 diretto da Marco Risi. Tu Mery resterai nel ricordo delle persone che hai incontrato, conosciuto, gratificato, regalando sempre uno dei tuoi luminosi sorrisi». Riceviamo e pubblichiamo un ricordo di Mery Gasperin scritto da Piera Mazzone.
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In Francia fino ai 23 anni

«Eri nata a Pieve di Soligo in un anno che precedette la seconda Guerra Mondiale, avevi seguito tuo padre, impresario edile, a Nantes, in Francia, dove eri rimasta fino a ventitré anni, poi eri tornata a Milano e per alcuni anni avevi gestito una profumeria in Corso Sempione: con il tuo buongusto e la naturale eleganza hai saputo trasformare quella che era un’attività commerciale in un salotto».

L’amore sognato

«Crescevi tuo figlio Claudio e ti piaceva cantare, tanto che qualcuno aveva notato la tua voce. Ti esibivi nei locali milanesi, interpretando l’immortale capolavoro di Edith Piaf: “La vie en rose”. Ai Ronchi, alla fine degli anni Ottanta, conoscesti l’uomo che avevi sempre sognato: Evo, diminutivo di Evonimo, termine greco che significa “di buon auspicio”, e mai incontro fu più propizio».

Arriva il Parkinson

«Nel 2005 vi trasferiste a Varallo, furono anni felici, poi nel 2008 arrivò il Parkinson, che dopo la malattia di Alzheimer, è oggi la malattia neurodegenerativa più diffusa, ma lo tenesti a bada per anni, contrastandolo con forza e intelligenza. Grazie ad Evo continuasti caparbiamente ad uscire per lunghe passeggiate e hai sempre mantenuto il tuo aspetto curato, quel saper coordinare colori e accessori con eleganza e originalità».

L’ultimo saluto a Evo

«Negli ultimi mesi la malattia si è aggravata, dopo un lungo ricovero in ospedale, eri in Casa Serena, in attesa di un altro intervento, ma non hai retto: per te non era più dignitoso vivere così e quel 17 luglio hai aspettato Evo per salutarlo, hai cercato il suo sguardo prima di lasciare questa vita, che ormai era solo sofferenza».

Gentilezza che veniva dal cuore

«Mi mancherà il tuo sorriso e quella gentilezza che veniva dal cuore, la tua è stata davvero una favola d’amore che la morte non è riuscita a concludere: dalla tua nuova “casetta” sorridi alle persone che ti ricordano con dolcezza e vengono a salutarti, ma soprattutto ad Evo, che si sente smarrito e ha bisogno del tuo conforto».

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