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Uno sfregio abbattere la ex Grober. Appello a Varallo

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Uno sfregio abbattere la ex Grober. Appello a Varallo. In merito alla programmata demolizione di ciò che resta della storica manifattura varallese Grober, riceviamo e pubblichiamo le considerazioni di un lettore.

Uno sfregio abbattere la ex Grober. Appello a Varallo

«Scrivevo, nell’autunno del 2006, prima dell’avvio delle ruspe: “Grober e dintorni. […] La “rivoluzione urbanistica” che riguarderà le fabbriche varallesi ormai in disuso, Grober, Rotondi e Poli, pare veramente di notevole portata e, soprattutto per la prima, è stata indicata la strada della “completa cancellazione” di quanto rimane dello stabilimento, al posto del quale nascerà un nuovo quartiere residenziale, del piccolo commercio e del terziario.
[…] E’ proprio necessario cancellare tutto? Renzo Piano, nel corso di una piacevolissima intervista condotta da Fabio Fazio, affermò che egli, quando si trova a dover intervenire anche radicalmente su uno stabile o su uno o più quartieri, preferisce conservare almeno parte di quello esistente, la più significativa, a testimonianza di quello che è stato, una sorta di memoria storica molto concreta, visibile, tangibile. Ritzer, in un curioso testo di sociologia, trattando dello sviluppo urbanistico di una città, evidenzia la necessità di creare, nei pressi di nuove aree residenziali, luoghi di incontro che favoriscano le occasioni di relazione tra le persone, per spingerle al confronto, allo scambio di esperienze e al conseguente miglioramento della qualità della vita […].

Il passato

Ma ancora: una anziana signora racconta delle ore passate nel reparto tintoria, di quello che la Grober rappresentò per lei e per Varallo, della Cadillac della contessa […]. Vi sono quartieri a Milano che si disperava di recuperare e che oggi, dopo interventi di riqualificazione, sono tra i più caratteritici e di pregio; a Friburgo, le fabbriche abbandonate si sono trasformate in pub frequentatissimi; al contrario, nella Repubblica Slovacca, qualche anno fa, sono stati deliberatamente abbattuti vecchi edifici per consentire la costruzione di più moderne strade e abitazioni, salvo constatare, con rammarico, da parte dell’attuale amministrazione, la perdita di un notevole patrimonio storico.

Esempio Borgosesia

Molto più vicino a noi, la triste ombra proiettata su piazza Mazzini a Borgosesia dall’enorme e sgraziata “Casabella” (che senso dell’ironia ebbe chi la battezzò!) prese il posto dei portici di piazza Frascotti, coprendo completamente la vista del campanile al viandante; buoni risultati di ristrutturazione conservativa sono invece offerti dal “lingottino” in viale Varallo e dal laboratorio della Confitri sulla strada tra Borgosesia e Grignasco [a questi ultimi, oggi possiamo fortunatamente aggiungere l’intelligente recupero della Manifattura Rotondi di Varallo].
Grober, Rotondi e Poli rappresentano l’“archeologia industriale” della città, non sono semplici fabbrichette in disuso. […] Varallo è anche città d’arte, ricca portatrice della memoria storica valsesiana, fattori dei quali il completo rinnovamento di un quartiere non può prescindere. Dunque che fare? Una ipotesi può essere quella di adibire l’edifico simbolo della Grober (quello che dà su Via Brigate Garibaldi), opportunamente rimesso a lucido e conservando il nome della ex fabbrica sulla torretta angolare, a museo/archivio storico fotografico dell’industria valsesiana, a sale conferenze e concerti, ad aule ospitanti corsi di artigianato locale.
Per l’allestimento del primo si può richiedere la collaborazione di storici e bibliotecari valsesiani (ne vantiamo più d’uno); nel museo può essere di interesse riportare, parallelamente agli eventi ufficiali, le testimonianze dei vecchi lavoratori.
In pratica, a fianco del cantiere di ruspe e di ingegneri, se ne apre un altro di penna e di memoria, di voci e di volti: alla curiosità di sapere quello che sarà si aggiunge la sete di conoscere ciò che è stato; e se questa memoria fosse custodita all’interno della vecchia fabbrica, essa assumerebbe un sapore particolare. Il tutto può far parte di un nuovo percorso turistico, tra le ex aree industriali che si aggiunge a quelli artistici, sportivi, paesaggistici già esistenti. Così facendo, il valore aggiunto che questo nuovo quartiere offrirà a Varallo sarà notevole non solo sotto il profilo residenziale, ma anche per quello più duraturo della memoria storica: via Brigate Garibaldi, con la Chiesa di San Marco, il monumento ai Caduti e il museo alla ex Grober, con sale concerti e aree verdi e nuovi locali commerciali, diventerà un percorso ricercato. Tra le responsabilità degli amministratori locali vi è anche quella di preservare gli edifici di interesse storico.
[…]
Oggi, sedici anni dopo, leggo che entro fine mese è previsto l’allestimento del cantiere per l’abbattimento degli edifici rimanenti e la successiva costruzione di altri condomìni; così, della vecchia Grober, scomparirà anche la polvere. Con buona pace di tutti».

Claudio Antonini

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3 Commenti

1 Commento

  1. Nebbia

    28 Settembre 2022 at 12:44

    Se si costruisce, qualcuno si lamenta. Se si abbatte il vecchiume, qualcuno si lamenta. Se non si abbatte il vecchiume, qualcuno si lamenta. Se non si costruisce, qualcuno si lamenta. Se si costruisce troppo o troppo poco, qualcuno si lamenta. Se il colore non va bene, qualcuno si lamenta. Se vengono tolti prati per fare palazzi, qualcuno si lamenta. Che bella l’Italia dei “qualcuno si lamenta”, l’Itala che grazie a questi lamentatori seriali, sarebbe ancora ferma al calesse. Avete stancato.

  2. Lili

    28 Settembre 2022 at 17:09

    Basta edifici fatiscenti spacciati per storici. Magari buttasero giù anche la filatura di Grignasco

    • Mario

      29 Settembre 2022 at 8:04

      La ex Filatura di Grignasco è stata acquistata da una nota azienda tessile biellese che la trasformerà nuovamente in un sito produttivo.

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