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Varallo dichiara guerra ai tagli dell’Asl

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Si teme che i 10 posti diventati “cavs” vengano trasferiti a Borgosesia. Ma l’allarme è su tutta la rete dei servizi cittadini

Giù le mani dal polo sanitario varallese. L’amministrazione comunale guidata dal sindaco Eraldo Botta gioca d’anticipo e dichiara guerra aperta a eventuali, ulteriori tagli ai servizi offerti alla Casa della salute e agli annessi Contry hospital e Consultorio familiare.

La riorganizzazione della rete ospedaliera preoccupa non poco: «Il polo sanitario di Varallo, realizzato con sacrifici e grossi investimenti nell’ultimo decennio – sottolinea il sindaco Eraldo Botta – attualmente è funzionante a pieno regime ed efficiente. Con i suoi molteplici servizi copre tutto il territorio. Inoltre è rimasto l’unico presidio sanitario a cui possono accedere con facilità gli utenti dell’alta Valsesia. Sono stati investiti molti soldi pubblici per la realizzazione di queste strutture, per cui non intendiamo in nessun modo rinunciarvi».

Ad allarmare è in particolare il Country hospital dopo che dal primo luglio i dieci posti letto, che sottolinea Botta «sono sempre pieni tant’è che molte volte ci sono liste di attesa», sono stati trasformati in posti letto Cavs (Continuità assistenziale a valenza sanitaria) a media intensità assistenziale, gestiti dai medici di famiglia. «Nel frattempo – fa notare il sindaco – sono stati soppressi i quattro posti letto della lungodegenza del reparto di Medicina interna dell’ospedale di Borgosesia». La domanda è dunque d’obbligo: «E’ forse intenzione del direttore generale dell’Asl Vercelli – si chiede il primo cittadino – chiudere il Country hospital di Varallo e trasferire i dieci posti letto Cavs all’ospedale di Borgosesia, utilizzando lo stesso personale infermieristico d’assistenza che adesso opera su dieci pazienti e che dopo opererà su venti, con le conseguenze che sono facili da comprendere?».

Se così fosse, gli amministratori varallesi sono pronti a dare battaglia: «Noi non ci stiamo: stanno giocando sulla vita dei varallesi e degli abitanti dell’alta valle – afferma Botta -.. Le liste d’attesa già abbondantemente lunghe della Casa della salute andranno a peggiorare, visto la riduzione di ambulatori disponibili a cui accedere, come quelli chiusi o sospesi per i mesi estivi».
Attualmente alla Casa della salute visitano dermatologo, pneumologo, dentista, ci sono gli ambulatori di medicina legale, dei medici di base, si effettuano i prelievi e c’è l’ambulatorio infermieristico per iniezioni e medicazioni. E’ chiuso per i mesi di luglio e agosto lo studio dell’urologo, mentre non si effettuano più da circa 15 mesi le visite cardiologiche e le ecografie e da circa cinque mesi quelle dell’otorino.

La riduzione dei servizi tocca anche il consultorio, ricavato nella parte del vecchio ospedale dove un tempo c’era il dispensario antitubercolare. «Il consultorio gestisce un servizio importantissimo – sottolinea Botta -, infatti non esiste un altro servizio analogo più in su di Varallo. L’Asl ha continuamente cercato di minare le basi del servizio, anche se moltissime mamme chiedono a gran voce che si ritorni a calendarizzare più incontri e attività, rispetto all’attuale apertura».
L’appello che lancia l’amministrazione comunale varallese è dunque rivolto a tutta la Valsesia: «Dobbiamo stare uniti per difendere questi servizi contro le scelte di una Regione che oggi è inutile, costosa e governata da incapaci. Un governo regionale di sinistra così non si è mai visto. La sinistra che dovrebbe difendere i servizi per i cittadini fa di tutto per distruggerli».
E contro eventuali futuri tagli, Botta è pronto ad azioni eclatanti : «Sappiano che noi gente di montagna venderemo cara la pelle in tutti i sensi – puntualizza – e, se dobbiamo lottare ci saremo come sempre».

Non solo: il sindaco chiede le immediate dimissioni dell’assessore alla sanità, Antonio Saitta. «Chiedo anche al prefetto di Vercelli – aggiunge Botta – che possa intervenire per evitare che il taglio dei servizi previsti sul nostro territorio possano causare anche la mancanza di una tutela della sanità dei cittadini stessi».

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