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Varallo festeggia i 100 anni di Giovanni Pugno, storico panettiere

Un secolo di vita raggiunto in forma smagliante. Oltre al lavoro la passione per la montagna.

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A Varallo Giovanni Pugno spegne 100 candeline, un secolo di vita raggiunto in forma smagliante. Oltre al lavoro la passione per la montagna.

Varallo festeggia i 100 anni di Giovanni Pugno

Domenica 29 gennaio Giovanni Pugno ha compiuto cento anni. Vive al quarto piano di una palazzina sorta accanto al vecchio ospedale: sullo stesso pianerottolo si affacciano le porte di due appartamenti, il suo e quello del fratello Arturo, di dieci anni più giovane; al piano inferiore abita la sorella Agnese, mancano all’appello familiare Luigi e Anna Maria, Nini.

Una famiglia legata al forno

Quella dei Pugno è una storia che ha il suo fulcro nell’antico forno di via Alberganti e nella panetteria di famiglia, affacciata su via Umberto. Tutto nacque dall’incontro tra Pietro Pugno e Angela Bellerate: in meno di vent’anni nacquero cinque figli.

Giovanni il primogenito, dopo le scuole elementari, cominciò ad aiutare al forno. Non gli pesava alzarsi ogni notte alle quattro, alimentare il forno con le fascine, preparare gli ingredienti da mettere nell’impastatrice, e poi vedere uscire le fragranti pagnotte, mentre il profumo invadeva ogni angolo, diffondendosi fin nella strada. «Non facevamo solo pane e grissini, ma anche prodotti di pasticceria – racconta –. Molti ricordano ancora le ciambelline, la mia torta Margherita con la croce sopra, realizzata grazie ad un artificio che svelo ora: mettevo un cartoncino imburrato nell’impasto, ma c’erano anche le colombe con la sfoglia e i bignè».

La passione per la montagna

Accanto alla passione per il lavoro di famiglia in Giovanni coesisteva quella per la montagna. «Dopo la fine della guerra ho scalato tutte le punte del Rosa: dalla Parrot, al Lyskam, alla Vincent, alla Dufour. Il 15 agosto 1947 ero in vetta al Cervino: eravamo partiti a piedi da Alagna, l’impresa ebbe compimento in due giorni, poi tornammo a Varallo in treno. Sono stato per molti anni socio del Cai di Varallo, mi piaceva anche partecipare ai Natali Alpini; ricordo i primi a Rimella, Rossa e Boccioleto».

Giovanni è quasi stupito di aver accumulato tutti questi anni, ma l’anagrafe lo attesta: «Sono contento di aver fatto il panatè e il pasticè, di aver suonato il pianoforte nell’Orchestra Fuselli. Tra i ricordi di montagna non dimenticherò mai il recupero del corpo del povero Mau, Maurizio Pizzetta, alla Massa del Cappio a Camasco».

Oggi le giornate trascorrono serene: a pranzo cuoce la pasta per sé e per Arturo, guarda i documentari alla televisione, un’occhiata all’amato Corriere Valsesiano. Non resta che il tempo per un’ultima domanda, forse un po’ indiscreta: perché non si è mai sposato? «Per paura… Ci fosse stata la convivenza forse sì, ci avrei provato». Auguri Giovanni, sarebbe troppo banale augurarle cento di questi giorni, ma con il cuore: “Legru”.

Piera Mazzone

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