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Violenza sulle donne: in un anno dieci “codici rossi” in Valsesia

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Violenza di genere in Valsesia, attivo ogni mercoledì dalle 13 alle 15, lo sportello anti-violenza dell’Unione montana Valsesia.

Violenza di genere in Valsesia, i dati

Da un paio di anni in Valsesia è attivo uno sportello anti-violenza, nella sede di Villa Virginia a Varallo. Il servizio è collegato al Centro anti-violenza Eos, dopo l’accordo sottoscritto dall’assessore Francesco Nunziata nel 2019.

«Abbiamo attivato lo sportello nella primavera 2019, entrando a far parte della rete vercellese che riunisce quaranta comuni – spiega Nunziata –. Da subito il servizio ha mostrato la sua efficacia e la sua necessità di essere attivato. Ci hanno infatti chiamato diverse donne, vittime di violenza e maltrattamenti».

I numeri rimangono costanti. «Anche quest’anno abbiamo registrato 20 accessi, tra i quali 5 donne con bambini, 10 codici rossi (situazioni particolarmente critiche) e 5 donne senza minori che sono state inserite in strutture protette per iniziare un percorso dedicato».

Il lockdown e le vittime di violenza domestica

Lo scorso anno dopo il primo lockdown c’era stata una media di 13 chiamate al mese. Quasi una ogni due giorni.

Un numero impressionante, soprattutto se si considera che per tutto il periodo di blocco durante l’emergenza Covid erano state appena tre (in tutto) le richieste di aiuto.

Il numero da chiamare

«In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne – spiega l’assessore Francesco Nunziata – voglio ricordare ancora una volta che il numero antiviolenza EOS è il 334.3113955, attivo 24 ore su 24.

Quest’anno ha registrato 120 contatti sia telefonici che messaggi Whatsapp. Chiamandolo, le donne troveranno assistenza qualificata, con assistenti sociali e avvocati pronti a supportarle. È importante che questo numero venga diffuso il più possibile, in modo da raggiungere chiunque ne possa avere bisogno».

Come funziona il servizio

Una volta accertata la situazione di disagio allora c’è una prima accoglienza in strutture della zona; quindi si procede a un trasferimento in una struttura protetta per circa tre mesi nel Novarese o nel Torinese. Qui la vittima (con i suoi figli) segue un percorso di sostegno attraverso personale specializzato e psicologi.

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Molte delle donne vittime di violenza domestica sono persone economicamente dipendenti dal compagno. E anche per questo hanno paura di denunciare. Il programma dell’Unione montana garantisce supporto (anche economico) per il presente e per il futuro.

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