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In Valsesia un terzo dell’acqua va perso negli impianti

Spesi finora più di 600mila euro per interventi con autobotti e allacciamenti di emergenza.

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In Valsesia un terzo dell’acqua va perso negli impianti. Spesi finora più di 600mila euro per interventi con autobotti e allacciamenti di emergenza.

In Valsesia un terzo dell’acqua va perso negli impianti

Un litro di acqua su tre viene perso nelle rete idrica. Detto in altre parole, su tre litri che vengono prelevati dalla fonte, solo due arrivano poi effettivamente ai rubinetti di casa o ad altri utilizzatori. E’ il dato di dispersione idrica in Valsesia. Appare clamoroso, ma in realtà si tratta di perdite che sono nella media, se non più basse. Il dato nazionale nazionale indica infatti una perdita del 40 per cento di acqua negli impianti, nell’area Nord Ovest si scende al 32,2.

I numeri delle perdite sul territorio sono stati illustrati nei giorni scorsi durante una conferenza stampa del dell’EgAto2, acronimo che sta per Ente di governo dell’Ambito territoriale ottimale numero 2. In pratica, il “parlamentino” che si occupa della gestione delle acque nel territorio del Vercellese, del Biellese e del Casalese. La conferenza stampa è stata indetta per presentare gli interventi in programma contro un’emergenza idrica ormai conclamata.
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Dove l’acqua si perde di più

In questa ottica, è chiaro che ridurre al minimo le dispersioni di acqua è uno degli obiettivi prioritari. Ed è fuori di dubbio che il territorio della Valsesia, molto articolato, montano e ricco di piccoli centri, è uno di quelli in cui le perdite risultano fatalmente più elevate. Anche se c’è chi fa di peggio: l’ambito del Biellese “vanta” infatti una quota di dispersione pari quasi al 37 per cento. Meglio di tutti nell’Ambito 2 è la zona di Vercelli città: appena il 19 per cento di perdite.

I problemi emergono prima in montagna

Fin dal 2003 EgAto2 raccoglie dati sull’emergenza idrica, e il 2006 è stato l’anno in cui si è affrontato il tema su vasta scala, attraverso un intenso lavoro con impiego di tempo e risorse per conoscere, affrontare e mitigare questo problema, in parte riuscendoci. E’ singolare rendersi conto che tutti i casi di emergenza idrica rilevati dal 2022 in poi provengano proprio dalla montagna (valsesiana e biellese) che è ricca di captazioni, prevalentemente sorgenti, che sono corpi idrici superficiali, quindi molto vulnerabili e legati alla piovosità: se non piove, si asciugano.

Nella pianura, parte sud del territorio, la rete idrica è alimentata da pozzi, che prelevano la risorsa idrica a grandi profondità, godendo, quindi, di una sorta di invaso naturale e sotterraneo. Il problema della siccità, in questi casi, si manifesta di meno e in ritardo rispetto alle aree montane, proprio per la possibilità di beneficiare di veri e propri polmoni d’acqua sotterranei.

I numeri dell’emergenza

Ed ecco qualche numero sull’emergenza nell’intero ambito. Al momento sono 55 (su 172) i comuni che hanno emesso l’ordinanza di riduzione dei consumi idrici non essenziali. Di questi, molti l’hanno fatto per motivi precauzionali.

Sono 24 i casi di crisi idrica conclamata fronteggiati con uso di autobotti, per una popolazione coinvolta complessiva di 4.983 abitanti. Sono invece 14 i casi di crisi idrica in corso, fronteggiati con un approvvigionamento d’emergenza o con altri interventi strutturali, per una popolazione coinvolta di 8.791 abitanti. Dunque, un totale di quasi 14mila cittadini. I costi totali sostenuti dall’inizio dell’emergenza ad oggi ammontano a circa 610mila euro.

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