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Le ruspe distruggono le lapidi dei benefattori: proteste a Quarona

I reperti andati a pezzi durante le demolizione della vecchia scuola di Doccio.

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Le ruspe distruggono le lapidi dei benefattori: proteste a Quarona. I reperti andati a pezzi durante le demolizione della vecchia scuola di Doccio.

Le ruspe distruggono le lapidi dei benefattori: proteste a Quarona

A Doccio fa discutere la scomparsa delle lapidi dei benefattori, andate distrutte nell’opera di demolizione della scuola della frazione. Per denunciare l’accaduto, nella frazione si è addirittura costituito un apposito Comitato per la memoria dei benefattori.

Le lapidi, un medaglione in marmo bianco raffigurante il doccese Giovanni Antonio Perincioli e un bassorilievo marmoreo di Aurelio Debiaggi e della sua famiglia, sono andate perse nei lavori di smantellamento dell’edificio per liberare l’area dove sorgerà una nuova struttura scolastica. La demolizione è avvenuta a luglio. Delle testimonianze rimangono due soli frammenti nell’area di cantiere.
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L’omaggio a Giovanni Antonio Perincioli

L’episodio ha provocato profonda amarezza in diversi cittadini di Doccio. E’ il Comitato sorto nei giorni scorsi a rimarcare il significato delle due lapidi perdute per la frazione. L’omaggio a Giovanni Antonio Perincioli venne inaugurato il 2 gennaio 1887 «su dono dell’Opera Pia di Carità nel riconoscere i meriti del compaesano e benefattore. Perincioli, nato a Doccio nel 1768 e morto a Lione nel 1838, avendo fatto fortuna, nel testamento lasciò cospicue somme a Doccio, e in particolare all’opera Pia di Carità, per l’aiuto ai poveri e per l’educazione dei fanciulli».

A distanza di una quarantina di anni, l’istituzione incaricò lo scultore Casimiro Debiaggi di realizzare una lapide da dedicare al compaesano. «Il medaglione in marmo bianco venne murato sull’antica Casa comunale, edificio demolito alla fine degli anni Cinquanta, e quindi spostata nel nuovo edificio scolastico dove, fino a metà luglio 2024, era visibile sul lato destro dell’ingresso».

La lapide dedicata alla famuiglia Debiaggi

La seconda lapide, anch’essa realizzata da Casimiro Debiaggi, nel 1912, raffigurava il fratello Aurelio Debiaggi, la moglie Celestina Zanoli e i tre figli, Domitilla, Adolfo e ancora Domitilla, tutti mancati anzitempo: «In memoria di quelle precoci morti, Aurelio e Celestina donarono ai doccesi i locali per una scuola migliore, al pianterreno dell’antica Casa Perincioli. Come la prima lapide, anche la seconda venne rimossa e posizionata sul muro d’ingresso del nuovo edificio».

Ora, viene sottolineato dal Comitato, «dell’omaggio agli antichi benefattori non restano che i ricordi degli scatti fotografici e due frammenti lasciati dopo l’incauta e distratta demolizione che non ha tenuto conto delle leggi di tutela dei monumenti e dei beni della memoria, né è stata attenta a quelle dediche, volute dai cittadini doccesi».

“Un’azione da incompetenti”

Sulla questione interviene Ermanno De Biaggi, doccese residente a Torino. «Per superficialità e disinteresse non si è intervenuto con adeguata professionalità, come disposto dalla normativa per la tutela dei beni culturali che prevede che gli interventi su tali beni devono essere non solo autorizzati ma anche eseguiti da professionisti competenti. La sicurezza del bene doveva essere garantita in primo luogo dall’ente di appartenenza, cioè dal Comune».

«L’opera, in quanto bene culturale, è stata rimossa senza l’autorizzazione della Soprintendenza e irrimediabilmente danneggiata. Quanto accaduto è la chiara manifestazione, da parte di tutti soggetti coinvolti di un atteggiamento colpevole di disattenzione, superficialità, leggerezza, incompetenza, disprezzo e sottovalutazione del patrimonio della comunità doccese ed il fatto che tutt’oggi due frammenti del bassorilievo siano abbandonati nel cantiere ne è la chiara manifestazione».

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2 Commenti

1 Commento

  1. Ardmando

    11 Settembre 2024 at 14:56

    Ma come si può sperare che una impresa di demolizioni si preoccupi di preservare delle lapidi? Ma se la comunità ci teneva così tanto, perchè non le ha fatte rimuovere prima della demolizione? Troppo comodo piangere e lamentarsi a posteriori, ben consapevoli che l’edificio sarebbe stato abbattuto. Non è stato un disastro a far crollare l’edificio, si sapeva bene che sarebbe stato abbattuto.

  2. alessandro belviso

    11 Settembre 2024 at 15:18

    ruspe avanti tutta

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