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Cronaca

Ceneri del padre profanate: donna di Grignasco chiede giustizia

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Ceneri del padre profanate: donna di Grignasco chiede giustizia.  C’era anche Laura Attena martedì mattina fuori dal tribunale di Biella in attesa della requisitoria del pubblico ministero al processo ad Alessandro e Marco Ravetti, amministratori della società che aveva in gestione il tempo crematorio di Biella.

Ceneri del padre profanate: donna di Grignasco chiede giustizia

Da quanto emerso dalle indagini si è scoperto che all’interno del tempio crematorio di Biella per fare in fretta e velocizzare le cremazioni dalle bare veniva tolto lo zinco, ma nel forno finivano anche due bare alla volta. Le ceneri poi erano mescolate tra loro senza alcun rispetto per i morti. Venivano poi consegnate quasi a caso ai famigliari convinti di avere nell’urna il proprio caro. Laura Attena martedì ha voluto essere presente, come molti altri familiari delle vittime, a Biella dove era in programma una delle udienze più importanti.

Giornata difficile

«E’ stata una giornata dura dal punto di vista emotivo – spiega -. Ci siamo trovati di fronte al forno crematorio per un minuto di silenzio in memoria dei nostri cari, poi dalle 9 siamo stati davanti al tribunale in attesa di capire qualcosa del processo. E’ stata una giornata impegnativa e snervante, arrivavano mezze informazioni. Alla fine abbiamo potuto parlare con l’avvocato Alessandra Guarini che ci ha dato alcune informazioni».
Di certo gli otto anni chiesti dalla procura ai due amministratori che gestivano gli impianti non sono pochi. «La sensazione è che qualcosa si stia muovendo – riprende Attena -. La mia paura, come quella di molti altri parenti delle vittime, è che si limitassero a imporgli i lavori socialmente utili. La speranza è che davvero venga fatta giustizia».

Un dolore che si ripete

Per Laura Attena, così come per tutti gli altri parenti, vivere questi momenti è pesante: «Vuol dire riaprire una ferita che si riapre ogni volta che c’è una udienza o si parla del caso: crampi allo stomaco, notti insonni. E’ come vivere ancora una volta quel frastornamento e dolore che precede il funerale. La morte fa parte della vita, ma questo è un prolungare i giorni terribili che precedono il funerale». C’è fiducia nella giustizia: «Il procuratore ha preso a cuore questo caso e ci è parso determinato. Le immagini in fondo le hanno viste davvero tutti di quello che succedeva purtroppo lì dentro». Ora non resta che attendere il 6 ottobre, per le repliche della difesa e, infine, la lettura del dispositivo della sentenza di primo grado da parte del giudice.

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Ma c’è anche un altro filone di accuse. Il 5 novembre infatti ci sono altre denunce sempre a carico degli amministratori del tempio crematorio di Biella per quanto commesso.
Tra i parenti delle vittime inoltre si cerca di tirarsi su a vicenda: «Ci teniamo in contatto tramite i social, tutti abbiamo vissuto davvero una esperienza terribile. Quanto emerso fa davvero male perché va a colpire un proprio caro. Tutti chiediamo davvero giustizia.

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