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Cronaca

Condannata per aver sorpreso in auto compagno e amante con una cimice

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Condannata per aver sorpreso in auto compagno e amante con una cimice. Ha messo una cimice nell’auto del compagno e così è riuscita a pizzicarlo mentre faceva sesso con l’amante. Ma nei guai non è finito il traditore, bensì lei, perché il giudice l’ha condannata con l’accusa di “illecite interferenze nella vita privata”.

Un donna di 50 anni è stata condannata a 8 mesi

Come riporta Prima la Riviera una donna di 50 anni abitante in una località della Val Crosia, in provincia di Imperia, è stata condannata, in primo grado, a 8 mesi di reclusione con l’accusa di “illecite interferenze nella vita privata”, per aver installato una microspia nell’auto del compagno, sospettato di tradirla. Il giudice Francesca Minieri di Imperia ha applicato la misura condizionale, subordinata al pagamento di mille euro di provvisionale e duemila euro di spese legali.

La microspia era servita per smascherare il tradimento

Malgrado la cinquantenne avesse scoperto di essere tradita, proprio grazie a quello stratagemma, per il giudice non doveva comunque pedinare o intercettare il partner, che veniva anche subissato di telefonate e messaggi. I fatti risalgono al 2016 e si sono consumati tra Ventimiglia e Bordighera.

I fatti secondo la ricostruzione dell’accaduto

La donna, pazza di gelosia, installa la “cimice” nella Nissan Micra del compagno. La sorpresa non si fa attendere. Un giorno, infatti, collegandosi al dispositivo di rilevazione acustica – ascoltando insomma quanto stava accadendo dentro l’auto – la donna intercetta il compagno nel mezzo di un rapporto sessuale con l’amante. Alla fine, però, l’uomo si accorge della “microspia e denuncia la compagna, accusandola di stalking e violazione della privacy.

Forse sarebbe stato meglio raccontare la verità

Dal giorno in cui è stato scoperto il tradimento, infatti, la cinquantenne ha iniziato a tempestarlo con decine di telefonate al giorno, che unitamente alle scenate di gelosia per strada e al costante controllo del telefonino, hanno gettato l’uomo in un incubo. Una situazione sicuramente difficile da sostenere, anche se, forse, sarebbe bastato raccontare la verità per avere vita più facile.

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