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Cronaca

Frode carosello, coinvolta un’azienda biellese

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duecentomila euro

Frode carosello da 25 milioni di euro, coinvolta anche un’azienda di Biella.

Frode carosello, indagine della Finanza

Sono stati i finanzieri della Sezione Tutela Entrate del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Biella a scoprirla, nel corso di una complessa attività ispettiva. L’indagine, conclusa di recente, ha portato alla scoperta di una consistente e articolata evasione fiscale.
L’attività, avviata nel mese di ottobre e chiusa nei giorni scorsi, ha riguardato svariate società italiane e straniere operanti nel settore del commercio della lana che hanno utilizzato ed emesso – tra loro – numerose fatture per operazioni inesistenti per importi molto consistenti.
Il sistema di frode fiscale venuto a galla era imperniato sul ruolo svolto da dodici società con sede in Polonia, Slovacchia e Lituania e da altrettante società italiane, una delle quali con sede nel Biellese ed altre con sede in province di Piemonte, Veneto e Lombardia.

L’inchiesta

“E’ stato accertato – spiegano dal comando delle Fiamme Gialle di via Addis Abeba – che gli scambi commerciali tra le aziende coinvolte sono avvenuti solo “cartolarmente”, mediante appunto l’emissione e l’utilizzo – a seconda delle circostanze – di fatture per operazioni inesistenti da parte delle società, costituite sia in Italia sia all’estero e risultate essere delle mere “cartiere”, cioè prive di una struttura e di un’organizzazione aziendale tale da poter effettivamente realizzare un commercio internazionale di rilievo”.
In altre parole è stata realizzata quella che in gergo tecnico viene chiamata “frode carosello”.
La complessa ricostruzione dell’illecito sistema è stata possibile grazie all’attenta e approfondita analisi dell’ingente documentazione contabile acquisita dai finanzieri, all’effettuazione di numerosi controlli incrociati nonché all’attivazione dei canali della mutua assistenza amministrativa con le Agenzie fiscali dei Paesi stranieri interessati.
Secondo quanto ricostruito dai militari, attraverso il sistema fraudolento congegnato, le società (compresa quella con sede in provincia di Biella), sono riuscite ad abbattere i costi di produzione, annotando in contabilità – poi indicandole in dichiarazione – fatture per acquisti in realtà mai realizzati, e a crearsi in alcuni casi dei crediti di imposta fittizi e non spettanti, evitando così di versare i tributi dovuti nelle casse dello Stato.

Le conclusioni dell’indagine

“Le ricostruzioni contabili effettuate dai finanzieri – spiegano ancora le Fiamme Gialle – hanno permesso di accertare uno scambio di fatturazioni per operazioni inesistenti, poi confluite nelle dichiarazioni fiscali della società biellese, nel periodo 2011-2015, per un totale di circa 25 milioni di euro di costi indeducibili, un’Iva dovuta evasa di circa 6,5 milioni e indebite compensazioni d’imposta per circa 3 milioni”.
Sono state quindi denunciate alla Procura della Repubblica otto persone, per “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”, “emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti” e “indebita compensazione”.

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