Cronaca
La difesa del clan Di Giovanni: «Nessuna minaccia, mai visto armi»
Parlano alcuni imputati del processo “Bloodsucker” che tocca Romagnano, Prato Sesia e Sizzano
Dopo la lunga serie di accuse arrivate da imprenditori e persone che si dicono taglieggiate dal clan, al processo “Bloodsucker” la parola passa ai membri del clan Di Giovanni. Che negano tutto: di essere soliti a maneggiare armi, di aver messo in piedi un giro di usura e di estorsione, di aver mai minacciato chiunque. Insomma, come era già avvenuto, gli imputati respingono ogni addebito. E soprattutto per quanto riguarda le armi, ricordano che mai nulla era emerso dalle perquisizioni effettuate nei luoghi di lavoro tra Romagnano e Sizzano.
Tra gli imputati anche Pierluigi Baglivi, l’uomo che a Prato Sesia gestiva l’Eden Night Club, che ha negato qualsiasi coinvolgimento del locale in affari loschi, incontri sospetti e prostituzione. Nel processo sono sette le persone imputate a vario titolo di estorsione, usura e riciclaggio.
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