Cronaca
«Perdonami, Nunzia»: la lettera dell’uomo che a Gattinara ha accoltellato la moglie
Lo scorso 22 maggio Massimiliano Cirillo l’aveva colpita più volte
«Salve sono Cirillo Massimiliano, quello che ha tentato di uccidere la moglie Nunzia Di Giulio». E’ giallo sulla missiva arrivata nei giorni scorsi alla redazione di Notizia Oggi Vercelli (testata che fa parte dello stesso circuito di Notizia Oggi Borgosesia) e che riguarda i fatti accaduti a Gattinara. La lettera, scritta a mano in una busta senza francobollo, con l’indirizzo del giornale e il codice di avviamento postale, non è firmata. Tuttavia chi scrive si presenta come Massimiliano Cirillo, precisando: «quello che ha tentato di uccidere la moglie». La busta non è affrancata, quindi è stata recapitata a mano. All’interno c’era una pagina strappata da un quaderno di grandi dimensioni a quadretti, scritta a mano. La missiva contiene frasi di pentimento del 36enne di Gattinara detenuto a Billiemme con l’accusa di tentato omicidio della moglie, la 27enne Nunzia di Giulio.
Cirillo, lo scorso 22 maggio, aveva trascinato nello scantinato Nunzia Di Giulio, da cui viveva separato, colpendola più volte con un coltello. La donna era riuscita a fuggire dalla furia cieca del suo assalitore con uno stratagemma e, una volta in strada, a chiedere aiuto. Cirillo era stato arrestato dai carabinieri di Gattinara mentre Di Giulio era stata immediatamente ricoverata all’ospedale di Borgosesia in gravi condizioni. Il fatto aveva creato scalpore a Gattinara, sia per l’inaudita violenza (solo per poco non è sfociato in omicidio) che per il fatto che Cirillo fosse conosciuto come un ragazzo solare, dedito al lavoro, che mai aveva dato problemi in passato. Ha stupito quindi quanto accaduto; e stupisce pure la lettera di scuse, che comunque, non essendo firmata, non può essere attribuita a rigor di logica a Cirillo.
Ecco il testo: «Salve, sono Cirillo Massimiliano, quello che ha tentato di uccidere la moglie Nunzia di Giulio. Se volete potete pubblicare questa lettera. Lo so, i giornali e le tivù per vendere scrivono di tutto. Lo so, non è un bel gesto quello che ho fatto ma questo è un messaggio a tutte quelle persone che si trovano e si potranno trovare nella mia situazione. Prima di arrivare a un gesto del genere rivolgetevi a qualcuno, lo so è un disonore per un uomo, però è sempre meglio che commettere certi gesti. La vita nel carcere non è dura, ma è dura stare lontano dalle persone che amo, soprattutto i miei figli, pur sapendo che sono a pochi chilometri da me. Qui sei impotente, come il leone rinchiuso in una piccola gabbia. Sono sempre stato contro la violenza e questo gesto non mi fa cambiare idea certamente. Spero che questo messaggio arrivi anche a mia moglie Nunzia. Lei è l’unica persona che forse mi conosce più di tutti, che io non sono come mi hanno descritto. Ognuno di noi è un peccatore, quindi solo Dio ci potrà giudicare. Scusami tanto Nunzia».
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