Cronaca
Processo Di Giovanni, un ex autista parla di usura, armi e boss
Continua il processo al clan che aveva residenza e business tra Prato Sesia, Romagnano e Sizzano
Anche un ex autista punta il dito contro il clan Di Giovanni, raccontando davanti al giudice episodi di estorsione, traffici poco chiari e addirittura millantate amicizie con il boss Balduccio di Maggio. A Novara continua il lungo processo a carico del clan che faceva capo alla famiglia residente tra Prato Sesia e Romagnano, con il centro delle proprie attività a Sizzano.
Ieri davanti al pm un uomo ha raccontato di essere andato a lavorare come autista dai Di Giovanni perché non riusciva più a restituire il prestito che gli avevano fatto. E in quanto autista ne avrebbe viste e sentite di tutti i colori: prestiti a usura, imprenditori strangolati dalle richieste di rientro, persone che giravano armate nei locali notturni, e perfino legami (veri o millantati) con un pezzo da novanta della criminalità organizzata come Di Maggio.
Nuovi elementi si aggiungono così al processo denominato “Blood Sucker”, dove sono imputati a vario titolo alcuni dei componenti della famiglia Di Giovanni e alcuni loro collaboratori e conoscenti. Le accuse sono di estorsione, usura e riciclaggio, ma tutti però si sono sempre dichiarati innocenti.
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