Cronaca
Romagnano ricorda Edoardo, titolare del ristorante ”Imazio”
A Cavallirio ha gestito il locale per oltre quarant’anni
Romagnano piange uno dei volti storici della ristorazione locale: si è spento Edoardo Zanetta, a lungo titolare del ristorante “Imazio” di Cavallirio. Classe 1947, Zanetta se n’è andato dopo una lunga malattia, che già due anni fa lo aveva costretto suo malgrado a ritirarsi dal lavoro e a chiudere lo storico locale. La sorella Carla fa sue le parole di don Gianni Remogna, che hanno accompagnato Zanetta nel suo ultimo viaggio: «Come ha detto il nostro parroco, di Edoardo si può solo dire che era una persona generosa e cordiale – racconta – d’altronde, l’accoglienza e la disponibilità fanno anche parte del lavoro a contatto con il pubblico, come il suo». E nel lavoro Zanetta ha investito molto, costruendosi un curriculum di tutto rispetto: «Ha studiato all’istituto alberghiero di Varallo, poi è andato all’estero per fare le “stagioni” e imparare le lingue – ricorda la sorella – è stato in Inghilterra e in Francia. Nel 1971 è tornato qui e, su proposta del precedente proprietario del ristorante, ha rilevato il ristorante “Imazio”, mantenendo il suo nome d’origine».
Zanetta ha quindi gestito il ristorante per oltre quarant’anni, lavorando soprattutto in sala e occupandosi anche dell’allevamento di cinghiali: una delle specialità infatti era proprio al carne di cinghiale. Malgrado il lavoro gli lasciasse poco tempo libero, Zanetta ha sempre partecipato attivamente alla vita del paese: faceva parte del Comitato del Venerdì Santo e della Confraternita locale e in occasione di varie iniziative si occupava della ristorazione. Nel 2006, la penna sagace di Carlo Brugo tracciò un preciso ritratto di Zanetta e ricordò quando il ristoratore venne investito del titolo di “Oste gentleman”: «Con proverbiale e sobria cortesia, suggerisce agli avventori antipasti, primi piatti e specialità; offre primizie di stagione, carni e salumi di cinghiale che alleva allo stato brado nella sua tenuta sulle rive della Strona – scriveva lo storico – presenta gli ottimi vini, custoditi con cura e amore del “cantinone” avito di via Primo Maggio, che consiglia con quel rituale che impressionò persino Vittoria Sincero, famosa giornalista, che lo definì l’”oste gentleman”». Zanetta, del resto, ricorda ancora Brugo, discendeva da una famiglia di commercianti: già suo padre, armato di carro e cavallo, commerciava in Valsesia granaglie e vini di zona, per poi portare nella “Bassa” burro e formaggi.
Zanetta ha lasciato la moglie Carla, i figli Cesare ed Enrico e la sorella Carla con i nipoti. Attorno alla famiglia Zanetta si sono stretti anche il Comitato del Venerdì Santo, i coscritti del 1947 e i tanti amici che nel corso degli anni hanno avuto modo di conoscere “l’Edo”, come era noto in paese.
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