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Cronaca

Truffa-choc in Valsesia: 200mila euro raccolti per una bimba malata usati per viaggi e giochi

La somma era stata erogata da una onlus, ma i genitori ne hanno usato solo una piccola parte per le cure.

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Truffa-choc in Valsesia: 200mila euro raccolti per una bimba malata usati per viaggi e giochi. La somma era stata erogata da una onlus, ma i genitori ne hanno usato solo una piccola parte per le cure.

Truffa-choc in Valsesia: 200mila euro raccolti per una bimba malata usati per viaggi e giochi

La Finanza di Vercelli ha messo in atto un sequestro preventivo di una somma di oltre 128mila euro, provento di ingiusto profitto. E’  l’epilogo di un’indagine di polizia giudiziaria delegata dal sostituto procuratore Mariagiovanna Compare al nucleo di Polizia
economico-finanziaria del capoluogo. Un’indagine partita dalla denuncia-querela di un’associazione no-profit di filantropia e di sostegno, anche finanziario, delle persone e fasce deboli della popolazione, attiva in Valsesia.

In sintesi, i finanzieri hanno scoperto che gran parte delle cospicue somme erogate a favore di una bambina ammalata sarebbe stati utilizzati dai genitori per tutt’altro. Viaggi, abbonamenti a pay-tv e video games, acquisto di prodotti di numismatica, di filatelia e di beni voluttuari eaddirittura per versamenti a favore di soggetti residenti in America Latina.
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La lunga indagine

Le investigazioni sono state incentrate sull’approfondimento dei flussi finanziari di svariati conti bancari e del contenuto delle memorie di smartphone e personal computer degli indagati.

Tra l’altro, la tecnologia investigativa permetteva di “recuperare” le conversazioni su WhatsApp cancellate che facevano riferimento al denaro elargito dalla onlus da ripartire tra gli indagati, alle fatture da far preparare all’occorrenza, alle modifiche di documenti fiscali e alla distrazione delle somme dalle finalità solidaristiche.

Prestazioni mediche che non risultano

La polizia giudiziaria ha avuto prova che del fatto che un’ingente somma di denaro, pari a circa 128, che la onlus aveva fatto confluire in un fondo acceso con le donazioni da destinare alle costose cure mediche di una bambina affetta da una patologia rara, era stata “distratta” dai genitori per altre finalità. Il tutto con il fattivo concorso di una terza persona.

Formalmente, l’utilizzo del denaro veniva giustificata dalle fatture di pese mediche. Ma le Fiamme gialle hanno eseguito controlli incrociati in noti ospedali pediatrici. Strutture che avrebbero somministrato, a leggere quanto riportato nei documenti fiscali esibiti dagli indagati, prestazioni sanitarie a pagamento.

Tutte circostanze completamente smentite dall’esito dei controlli dei militari. Che, al contrario, facevano emergere come fatture e ricevute risultassero non veritiere e create ad hoc per ottenere fraudolentemente l’elargizione, da parte dell’associazione, del denaro a titolo di ristoro per costi di assistenza mai sostenuti o solo in parte genuini.

Finisce nei guai anche il “fiduciario”

Durante le indagini, emergeva anche il coinvolgimento nella truffa di una terza persona, in funzione di “fiduciaria e referente” tra l’associazione e i genitori della bimba. Questa persona era autorizzata a movimentare il denaro del fondo che, in circa due anni, grazie
alla solidarietà dei donatori, aveva erogato più di 200mila euro a favore della sfortunata bambina, solo marginalmente utilizzate per l’assistenza e cure. I genitori e questo altri personaggio dovranno rispondere di truffa aggravata.

La truffa era stata messa in atto anche attraverso la creazione di documenti fiscali e commerciali non veritieri per ottenere un ingiusto profitto, che ha visto come vittime inconsapevoli una bambina sofferente e una meritoria iniziativa di solidarietà.

Ora tutta la questione è al vaglio dell’autorità giudiziaria.

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1 Commento

1 Commento

  1. Aldo

    11 Luglio 2024 at 19:18

    badilate sulla schiena

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