Cultura e turismo
Romagnano, sulla Sindone più interrogativi che risposte
Al museo storico conferenza e dibattito sul telo più famoso del mondo
“La Sindone, una continua provocazione dell’intelligenza”. E’ il titolo della conferenza che si è tenuta la museo storico etnografico di Romagnano. Ospiti un antropologo, Massimo Centini, uno storico, docente di drammaturgia ed esperto di teatro sacro, Claudio De Bernardi e un biblista, don Silvio Barbaglia. Claudio De Bernardi, partendo dalla definizione della Chiesa, che parla della Sindone come “Icona di Cristo”, ha sviluppato questo tema.
Ricordando che Carlo Magno “inventò” la Croce, come emblema di legittimazione del potere imperiale, testimonianza di colui che stava sopra la Croce, il corpo di Cristo, quel Dio diventato uomo che ha lasciato delle tracce, ricercate dai fedeli attraverso i pellegrinaggi in Terra Santa, il relatore ha fatto scorrere immagini di opere d’arte di varie epoche di “Imago pietatis”, Cristo che si eleva dal sepolcro, testimoni dell’esigenza di produrre delle icone, delle immagini del Cristo, molto diversificate nei secoli. Don Silvio Barbaglia, biblista, partendo dall’esperienza di Passio, ideata nel 2008 e giunta alla settima edizione, ha proposto una “terza via” tra “autenticisti” e “non autenticisti”.
Dopo aver ricordato che a Torino è attivo il «Centro Internazionale di Sindonologia», l’unica istituzione ufficiale per lo Studio della Sindone, del quale Pierluigi Baima Bollone, è presidente Onorario, Don Barbaglia ha dichiarato che proprio nell’estate del 2008 si interessò all’argomento ed entrò in una sorta di crisi personale, che lo portò ad approfondire la “struttura iconica” della Sindone. “Quella figura ieraticamente ben composta, assolutamente evocativa”, fu fatta per creare una reliquia.
La Sindone comparve per la prima volta in Europa nel 1353, a Lirey, nella regione francese dello Champagne, nella diocesi di Troye: vescovo e Papa presero subito le distanze, dichiarandola “icona acheropita”, non fatta da mani umane. L’antropologo Vittorio Delfino Pesce nel 1982 nel libro: E l’uomo creò la Sindone, ipotizzò che l’immagine sindonica fosse stata ottenuta mediante un bassorilievo metallico riscaldato sul quale il telo di lino sarebbe stato adagiato per un breve periodo. Il calore avrebbe prodotto una parziale disidratazione della cellulosa creando il tipico ingiallimento.
Il bassorilievo necessario però sarebbe molto più piatto di quelli prodotti solitamente dagli scultori del Trecento e anche l’esecuzione dell’impronta comporta qualche difficoltà. Inoltre la strinatura ottenuta, nei punti di maggiore intensità, produce un effetto che appare talvolta anche sul retro del telo. Don Barbaglia, per cercare di capire il “mistero” sindonico, ha invitato a riflettere sull’evoluzione del significato delle immagini nei secoli. Lorenzo Del Boca al termine dei tre interventi, ha dato spazio alle domande, che non hanno affatto esaurito l’argomento, ma: “Andare a casa con un sacco di domande significa che la serata non è stata inutile”.
Continua a leggere le notizie di Notizia Oggi Borgosesia e segui la nostra pagina Facebook