Economia e scuola
Via della seta: Confindustria Novara Vercelli Valsesia preoccupata per il Made in Italy
Via della seta, preoccupazione di Confindustria Novara, Valsesia, Vercelli.
Via della seta, il punto
«Il porto di Trieste è l’unico in Europa in cui esiste un’area senza vincoli doganali: si tratta di una zona franca per circa 1,8 milioni di metri quadrati complessivi. Questo significa una possibilità, per i cinesi potranno, di portare in quell’area dei semilavorati di loro fabbricazione, assemblarli lì e metterci il marchio “Made in Italy”. Mi sembra evidente il rischio che corrono i nostri produttori di rubinetti e valvole, ma anche di altri importanti settori del “vero” Made in Italy». Lo ha dichiarato il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), Gianni Filippa, durante il Consiglio generale del sodalizio, tenutosi a Novara. Parlando di fronte ai colleghi, riuniti per la prima volta dalla nascita della seconda associazione del sistema Confindustria in Piemonte, che rappresenta quasi 800 aziende con 44mila dipendenti, Filippa ha espresso tutta la preoccupazione del mondo produttivo per alcuni contenuti del “Memorandum of Understanding” e dei paralleli accordi dell’Autorità portuale di Trieste che dovrebbero essere firmati la prossima settimana in occasione della visita di Stato in Italia del presidente cinese Xi Jinping.
Le preoccupazioni
«Altro che “Via della seta” – ha aggiunto Filippa –: fatico davvero a pensare che la Cina voglia investire centinaia di miliardi per aiutarci a esportare i nostri prodotti in Oriente. Rischiamo di avvicinare pericolosamente, in un’area “free-tax” di dimensioni enormi, un dumping di Stato che da anni mette in difficoltà le nostre aziende. Di sicuro in questo modo non si difende il Made in Italy. Non si tutelano così gli interessi del mondo produttivo e dei lavoratori che ne fanno parte».
Altra questione
«Esistono anche – ha concluso il presidente di Cnvv – altri due temi sui quali la politica continua a dimostrare scarsa attenzione al mondo produttivo: la questione del “salario minimo”, prima di pensare alla quale sarebbe molto meglio contrastare in modo serio il lavoro nero e finirla di porre vincoli alle aziende che sono in regola e che hanno bisogno di maggiore flessibilità del lavoro, e il tema delle infrastrutture. Sulla Tav si spendono fiumi di parole ma manca totalmente una visione sul futuro e sulle modalità di trasporto che lo caratterizzeranno. Abbiamo poi cantieri fermi per oltre 32 miliardi di investimenti».
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