Seguici su

Attualità

Pena ridotta agli strozzini che hanno portato un uomo al suicidio

L’imprenditore si era impiccato perché non riusciva a ripagare i debiti

Pubblicato

il

Pena ridotta agli strozzini che hanno portato un uomo al suicidio. L’imprenditore si era impiccato perché non riusciva a ripagare i debiti

Pena ridotta agli strozzini che hanno portato un uomo al suicidio

L’imprenditore, Egidio Calafiore, si era tolto la vita impiccandosi nel capannone della sua azienda a Leini, poco fuori Torino. Aveva contratto dei debiti con un usuraio e non era più riuscito a ripagarlo. Distrutto, era andato a denunciare l’intera faccenda ai carabinieri, suicidandosi il giorno dopo.

L’aguzzino, che aveva per giorni minacciato l’uomo, dopo la sua morte sarebbe tornato dal figlio per richiedere comunque la somma, 14.700 euro, a fronte di un prestito di 10mila. L’accusato, insieme ad un suo collaboratore, era stato condannato al carcere, ma ora la pena è stata ridotta dalla Corte d’Appello di Torino.
LEGGI ANCHE: Imprenditore oppresso dai debiti tenta il suicidio con il gas di scarico

Il caso

Egidio Calafiore era un imprenditore attivo nel settore degli autotrasporti. Vittima di usura, aveva deciso di farla finita, anche dopo numerose minacce da parte del suo strozzino, poco dopo aver sporto denuncia ai carabinieri, raccontando tutto e facendo nomi e cognomi degli accusati. Il gesto estremo dell’uomo, però, non riuscì comunque a fermare i due, che si rivolsero al figlio, che insieme a lui gestiva la ditta, per poter recuperare la somma.

La vicenda, dopo lunghe attività investigative, aveva portato in carcere due persone: un 49enne condannato in primo grado a 8 anni e 4 mesi, e un 55enne condannato a 3 anni e 4 mesi.

Le indagini per la sua morte, inoltre, fecero emergere anche una grande rete di spaccio di cocaina nella cittadina di Settimo Torinese. Secondo l’accusa, infatti, i soldi dell’usura venivano reinvestiti per acquistare droga.

Altre accuse

Inoltre, qualche mese fa, Davide Molino, l’aguzzino di Settimo torinese, è stato arrestato dai carabinieri per un altro episodio di usura, ai danni di un operaio di 56 anni, costretto a risarcire 3mila euro di interessi su un prestito di 6mila.

Aveva dovuto richiedere questi soldi per un problema di salute, che lo aveva costretto a cambiare turni di lavoro, vedendosi ridotta la paga. Col tempo però, l’operaio si era accorto di non riuscire a ripagare il debito.

Così, il suo aguzzino era presto passato dagli insulti alle minacce vere e proprie. Messaggi, telefonate e incontri a sorpresa sotto la propria abitazione, tutti successivamente rintracciati e messi a verbale. «Sono il tuo padrone», «ti sparo in testa», «fatti trovare perché ti ammazzo come un cane», «vengo sotto casa tua e ti sfascio la macchina», sarebbero solo alcuni dei messaggi detti al telefono o scritti al povero operaio, sempre più disperato. Lo riportano i colleghi di Prima Settimo.

L’uomo, ormai con l’acqua alla gola, avrebbe anche provato a chiedere aiuto a persone vicine alla malavita. Infine, dopo essere stato speronato in auto dal suo strozzino, ha deciso di denunciare il tutto ai carabinieri. Una volta partite le indagini, era però venuto a mancare per un’ischemia.

Il giro di droga

Le stesse indagini permisero quindi alla Procura di Ivrea di scoprire anche come questi soldi fossero reinvestiti, tramite un giro di droga in paese. Oltre ai due, in aula furono quindi convocati altri quindici imputati, legati allo spaccio di droga e alla ricettazione di auto nella zona di Settimo torinese e delle cittadine limitrofe.

Dodici hanno deciso di sfruttare il rito abbreviato, ottenendo lo sconto della pena, ottenendo pene tra i 4 e i 2 anni. Tre invece, dopo aver respinto l’accusa di usura, dovranno attendere un processo con rito ordinario.

Ai due, però, nel frattempo è già stata ridotta la pena dalla Corte d’appello di Torino: al 49enne di dieci mesi, passando così a 7 anni e 6 mesi; al 55enne di quattro mesi, passando così a 3 anni.

Continua a leggere le notizie di Notizia Oggi Borgosesia e segui la nostra pagina Facebook

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *