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Cronaca

Rischiava 5 anni di carcere, se la cava con 236 ore di lavori sociali

Un giovane della bassa Valsesia era accusato di aver tentato di strangolare la compagna. Ma le cose non erano andate così.

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Rischiava 5 anni di carcere, se la cava con 236 ore di lavori sociali. Un giovane della bassa Valsesia era accusato di aver tentato di strangolare la compagna. Ma le cose non erano andate così.

Rischiava 5 anni di carcere, se la cava con 236 ore di lavori sociali

Non c’è stato tentato omicidio, e neppure rapina a danno dell’ex fidanzata. Il tribunale di Vercelli ha ribaltato le tesi della pubblica accusa per un caso accaduto lo scorso anno in un paese della bassa Valsesia. E così, derubricati i reati in lesioni e violenza privata (quest’ultimo tra l’altro non perseguibile essendo stata rimessa la querela), la pena per un giovane di 25 anni è stata di 236 ore di lavori di pubblica utilità contro la richiesta del pubblico ministero a cinque anni di carcere.

I fatti risalgono a più di un anno fa

I fatti contestati risalgono all’estate del 2023 e sono susseguenti a una violenta lite, al culmine di un periodo travagliato tra i due fidanzati e all’ennesimo incontro per chiarirsi. L’accusa imputava il tentato omicidio, in quanto il venticinquenne avrebbe tentato di soffocare l’ex compagna dopo averla spinta sul letto, e dopo averla colpita con un paio di forbici; la ragazza era riuscita a divincolarsi e mettersi in salvo.

Dopo la denuncia, il giovane era anche stato portato in custodia cautelare in carcere. Era contestata anche la rapina per aver sottratto alla ragazza, sempre usandole violenza, il telefono cellulare presumibilmente per evitare che pubblicasse sui social le loro chat. Nel frattempo, l’ex fidanzata ha rimesso le querele, ma il processo è proseguito. Sino alla sentenza della scorsa settimana che ha sovvertito la prima ricostruzione.

Fatti ridimensionati

Il collegio giudicante ha infatti ritenuto che non vi fossero gli estremi per le gravi accuse, ridimensionando la portata dei fatti. Non più tentato omicidio e rapina dunque, ma lesioni e violenza privata. E’ così venuta a cadere la richiesta del pubblico ministero di una condanna a cinque anni. La pena per il giovane (per le sole lesioni in quanto il secondo capo è venuto meno per la remissione della querela di parte) è rappresentata da 236 ore di lavori di pubblica utilità, e in questo periodo non dovrà avvicinarsi o comunicare con l’ex.
Foto d’archivio

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