Seguici su

Idee & Consigli

L’euro digitale: cosa significa per il sistema finanziario italiano

Pubblicato

il

Banconote Euro
Banconote Euro (© Depositphotos)

L’Europa si prepara a una delle trasformazioni più importanti nella storia della moneta. In un mondo in cui il contante è sempre meno utilizzato e i pagamenti digitali fanno ormai parte della vita quotidiana, la Banca Centrale Europea spinge sull’acceleratore del progetto dell’euro digitale. L’obiettivo è chiaro: mantenere la sicurezza e la fiducia del contante, unendo la velocità e la praticità della tecnologia.

Per l’Italia, dove il contante resta profondamente radicato nella cultura dei pagamenti, questa rivoluzione potrebbe trasformare in modo significativo le abitudini di cittadini e imprese.

Valute digitali e la corsa verso un’economia senza contanti

Negli ultimi anni le criptovalute hanno smesso di essere una curiosità per pochi esperti. Bitcoin, Ethereum e stablecoin sono nati come strumenti decentralizzati per scambi e investimenti online, ma oggi si usano anche per pagare beni, servizi e perfino per l’intrattenimento. Sempre più aziende, dai negozi digitali ai servizi tecnologici, accettano pagamenti in cripto.

Anche il settore del gioco d’azzardo online sta seguendo lo stesso percorso. Chi cerca esperienze più moderne prova i nuovi casinò online, nati per competere con i brand più affermati con la loro proposta di bonus più chiari, programmi fedeltà accessibili e, in molti casi, la possibilità di effettuare puntate e scommettere direttamente in criptovalute.

È un esempio concreto di come le valute digitali non siano più solo strumenti di investimento, ma componenti reali dell’economia quotidiana.

Questa crescita ha spinto le banche centrali a reagire. Le CBDC, cioè le valute digitali emesse dagli Stati, nascono proprio per fornire un’alternativa pubblica e sicura alle criptovalute private. L’idea dell’euro digitale va esattamente in questa direzione: creare un sistema moderno, affidabile e soprattutto europeo che permetta di pagare ovunque senza dipendere da reti private o società straniere.

Perché l’Eurozona punta sull’euro digitale

Dietro il progetto non c’è solo la spinta dell’innovazione tecnologica, ma una questione di sovranità economica. Oggi la maggior parte delle transazioni digitali europee passa attraverso colossi come Visa, Mastercard, Apple e Google. Ogni pagamento è quindi legato a infrastrutture private, spesso non europee, che gestiscono dati sensibili e applicano costi ai commercianti.

“La principale ragione per introdurre l’euro digitale è preservare i benefici del contante nell’era digitale”, ha dichiarato Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo della BCE. Senza una forma pubblica di denaro digitale, avverte l’istituto, l’Unione rischierebbe di perdere il controllo sulle proprie transazioni quotidiane e di concedere troppo spazio agli operatori esteri.

Come funzionerà l’euro digitale

L’euro digitale sarà una moneta elettronica garantita e gestita dalla BCE. Ogni cittadino potrà conservarla in un portafoglio digitale, accessibile tramite la banca o un’app dedicata. I pagamenti saranno istantanei, gratuiti e sicuri, anche senza connessione internet, grazie alla tecnologia NFC che permette lo scambio diretto tra dispositivi.

Un euro digitale avrà sempre lo stesso valore di un euro fisico, ma offrirà un vantaggio ulteriore: la tutela della privacy. Le transazioni offline resteranno anonime, mentre quelle online saranno riservate, pur rispettando le regole contro il riciclaggio e le frodi. Come ha spiegato la presidente Christine Lagarde, il nuovo strumento “sarà quasi privato come il contante, ma adattato a un mondo connesso”.

Le sfide per le banche e i governi

La novità, però, non è priva di rischi. Se troppi cittadini trasferissero il proprio denaro nei portafogli digitali, le banche tradizionali potrebbero trovarsi con meno fondi da destinare a  prestiti e investimenti. Per evitare squilibri, la BCE sta valutando un limite di 3.000 euro per utente, una soglia che permetterebbe di utilizzare l’euro digitale come contante, senza trasformarlo in un conto alternativo.

La sfida politica sarà proprio trovare un punto di equilibrio: promuovere l’innovazione senza mettere in crisi il sistema bancario. Il futuro dell’euro digitale dipenderà anche da come verrà presentato al pubblico e dalla fiducia che i cittadini gli riserveranno.

L’Europa alla ricerca di indipendenza digitale

Dietro questo progetto c’è anche una motivazione geopolitica. La guerra in Ucraina e le tensioni con gli Stati Uniti hanno mostrato quanto l’Europa sia ancora dipendente da infrastrutture di pagamento straniere. Con l’euro digitale, Bruxelles punta a garantire una rete europea autonoma, capace di funzionare anche in caso di crisi, blackout o decisioni unilaterali da parte di operatori esterni.

È, in sostanza, una forma di garanzia economica: un’infrastruttura pubblica pensata per assicurare continuità e sicurezza anche nei momenti di instabilità globale.

L’Italia fra tradizione e innovazione

In Italia il contante continua a mantenere un ruolo centrale, soprattutto tra piccole imprese e negozi di quartiere. Eppure il Paese sta cambiando rapidamente. I pagamenti contactless, i wallet digitali e le app di home banking crescono costantemente. L’euro digitale potrebbe accelerare questa evoluzione, semplificando le transazioni e riducendo i costi per esercenti e consumatori.

Non a caso, aziende italiane come Almaviva e Fabrick sono già coinvolte nello sviluppo dei componenti tecnologici fondamentali del progetto. Un segnale che l’Italia intende avere un ruolo attivo nel nuovo sistema europeo di pagamento.

Le prossime tappe

Nell’autunno 2025 la BCE ha siglato accordi con società come Feedzai, Capgemini Deutschland ed equensWorldline per creare i primi moduli infrastrutturali del progetto.

La decisione finale sull’avvio della fase operativa è attesa nel 2026. Se tutto procederà secondo i piani, l’euro digitale potrebbe diventare realtà fra il 2028 e il 2029.

In sintesi

L’euro digitale non sostituirà il contante, ma ne estenderà i vantaggi al mondo digitale. È una risposta europea alla crescita delle criptovalute e al dominio delle grandi piattaforme globali. Per l’Italia potrebbe segnare un punto di svolta: un sistema più moderno, più sicuro e più vicino alle esigenze dei cittadini.

Google News Rimani aggiornato seguendoci su Google News!
SEGUICI

Continua a leggere le notizie di Notizia Oggi Borgosesia e segui la nostra pagina Facebook

Contenuti sponsorizzati
Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *