Tricopigmentazione, il nuovo rimedio contro la calvizie

Negli ultimi tempi il mondo della tricologia ha regalato delle interessanti novità, delle metodiche molto efficaci per contrastare il problema della calvizie, e una delle più interessanti è la tricopigmentazione.

In quest’articolo andremo a scoprire di cosa si tratta, in quali casi può rivelarsi ideale e quali sono le diverse varianti.

Che cos’è la tricopigmentazione

Sebbene la tricopigmentazione sia, come detto, una soluzione per porre rimedio alla calvizie, essa non consiste in un trapianto di capelli, anzi il reale numero di capelli presenti sulla testa del paziente non viene in nessun modo alterato: la tricopigmentazione è infatti un trattamento di natura prettamente estetica.

Pur non aumentando il numero di capelli, questa metodica sa donare l’effetto di una capigliatura più folta ed omogenea in maniera efficace e naturale.

Come viene eseguita la tricopigmentazione

Dal punto di vista tecnico, la tricopigmentazione prevede che vengano depositati sul cuoio capelluto del paziente dei piccoli pigmenti anallergici e biocompatibili del medesimo colore dei capelli naturali.

Questo trattamento può essere effettuato su qualsiasi paziente, con la sola eccezione di quei soggetti che presentano un cuoio capelluto con caratteristiche tali da rendere difficoltoso l’assorbimento dei pigmenti; una visita tricologica, ad ogni modo, può chiarire qualsiasi dubbio in tal senso.

Quali effetti si possono ottenere con la tricopigmentazione

La tricopigmentazione può soddisfare al meglio delle esigenze estetiche molto diverse, andiamo dunque a scoprire le principali.

Effetto rasato

La tricopigmentazione “effetto rasato” è probabilmente la più comune e si rivolge a pazienti che presentano una testa completamente calva, o comunque molto diradata.

In questo caso l’area priva di capelli viene trattata con il suddetto deposito di pigmenti, i quali vanno a ricoprirla in maniera uniforme ricreando l’effetto ottico di una capigliatura folta, ma rasata.

Effetto densità

Nell’effetto densità, i pigmenti depositati sul cuoio capelluto vanno ad accostarsi ai capelli naturali, rendendoli apparentemente più folti.

Questa soluzione è ideale per quei pazienti che non sono del tutto calvi, ma che semplicemente hanno una capigliatura leggermente diradata e desiderano ottenere un effetto infoltimento.

Le caratteristiche di questa metodica la rendono perfetta per contrastare la calvizie femminile.

Effetto cover

L’effetto cover è ideale per infoltire delle aree di cuoio capelluto ben definite, ad esempio quelle corrispondenti ad una cicatrice o ad altre zone circoscritte dove i capelli non ricrescono.

Facendo ricorso alla tricopigmentazione, dunque, è possibile rimediare a queste imperfezioni, e l’effetto cover sa essere una soluzione efficace anche per ottimizzare il risultato finale di un autotrapianto, magari per coprire eventuali cicatrici venutesi a formare sulla zona cosiddetta “donatrice”, nel caso di un trapianto con tecnica FUT.

La durata dei risultati ottenuti tramite la tricopigmentazione

I risultati ottenuti tramite un intervento di tricopigmentazione sono permanenti? Porsi questa domanda è molto interessante perché consente di distinguere due diverse tecniche di esecuzione.

Come si può leggere nella pagina dedicata alla tricopigmentazione capelli del sito web di un noto centro tricologico quale TricomeditGroup, i trattamenti di tricopigmentazione possono essere distinti, da questo punto di vista, in permanenti e semipermanenti.

Quelli permanenti offrono un risultato stabile nel tempo, mentre quelli semipermanenti richiedono l’effettuazione di ritocchi periodici.

Questa caratteristica della tricopigmentazione semipermanente non è da considerarsi un limite, anzi può essere un vantaggio: intervenendo periodicamente sul risultato, infatti, è possibile adattarlo ad eventuali cambiamenti morfologici del paziente, scongiurando il rischio che l’effetto possa divenire poco naturale.

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