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Botta su Tiramani: voleva lasciare la Lega, un partito che credeva in lui

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Botta su Tiramani: voleva lasciare la Lega, un partito che credeva in lui. Volano stracci nella Lega valsesiana dopo le decisioni sulle candidature.

Botta su Tiramani: voleva lasciare la Lega, un partito che credeva in lui

Volano stracci nella Lega valsesiana dopo l’esclusione di Paolo Tiramani dalle candidature per un posto in Parlamento. Candidatura che invece è arrivata per Eraldo Botta, attualmente vice sindaco di Varallo.

In un comunicato, Botta prende chiaramente le distanze da Tiramani: «Sull’esclusione di Tiramani posso solo dire che negli ultimi tempi si è molto parlato del suo tentativo di lasciare la Lega per ottenere posti di rilievo in altri partiti. Un atteggiamento poco riconoscente verso un partito che ha creduto molto in lui. La riduzione del numero dei parlamentari ha imposto alle segreterie scelte complicate ed è comprensibilmente venuta meno la fiducia nei suoi confronti». Così si legge su un comunicato.

Onorato di correre per il Senato

Per il resto, Botta spiega di essere «onorato di poter rappresentare i valori della Lega e della nostra provincia in queste elezioni. Ringrazio Matteo Salvini e Riccardo Molinari per la fiducia e sono pronto a dare tutto me stesso affinché il nostro territorio continui a essere difeso a Roma. Ascoltare le persone e combattere per la nostra gente. Questo è quello che noi della Lega sappiamo fare bene. Con semplicità ma con determinazione. Dopo tanti anni alla guida del Comune di Varallo e dopo l’esperienza da Presidente della Provincia di Vercelli, questo è quello che, con un buon risultato della Lega, continuerò a fare dai banchi del Senato».

 

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1 Commento

1 Commento

  1. Sannio

    23 Agosto 2022 at 12:04

    Meno male che Eraldo Botta espone pubblicamente la falsità del suo “collega” di partito, politicante pronto a cambiare casacca unicamente per la sete di potere. Dimostrazione di quanti individui si interessino di politica, non tanto perchè credano nell’ideologia del partito politico al quale appartengono, ma unicamente perchè è un lavoro come un altro (quando in realtà non lo è) e sono pronti a cambiare colore per andare da chi “paga meglio”.

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