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Mobbing, il Comune di Borgosesia chiede a Rotti e a 4 funzionari le spese legali

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Domani se ne discuterà in consiglio. L’ex sindaco: «La Corte dei Conti che non si è pronunciata in maniera definitiva»

Il Comune di Borgosesia rivuole indietro i soldi spesi per la causa che ha visto l’ente accusato di mobbing nei confronti di un dipendente. E li chiede a cinque persone: quattro funzionari e il consigliere di minoranza ed ex sindaco Corrado Rotti. E non si tratta di bruscolini, ma di 36mila euro. Per rientrare di questa somma, l’amministrazione guidata da Paolo Tiramani si è affidata allo studio legale Villarboito e Zuffanti di Torino, già incaricato per la tutela legale davanti alla Corte di appello e in sede di transazione della causa stessa.

La posizione di Corrado Rotti, candidato a sindaco di Borgosesia alle amministrative di un mese fa, verrà discussa martedì in occasione del consiglio comunale. Tra i punti all’ordine del giorno, infatti, anche la “contestazione causa di incompatibilità al consigliere Corrado Rotti – Esame, eventuali osservazioni e provvedimenti”. «Nello scorso consiglio comunale la risposta di Rotti alle nostre richieste è stata “Nulla devo” – commenta il sindaco Tiramani -, una risposta che ovviamente non ci ha lasciati per nulla soddisfatti. In pratica ci ha risposto picche, da qui la decisione di affidarci a un avvocato per recuperare le spese legali. Non c’è alcun accanimento, semplicemente si vuole rientrare di migliaia di euro che spettano di diritto al Comune».

Al di là del denaro, il problema è che una causa tra il Comune e un consigliere potrebbe far dichiarare quest’ultimo incompatibile con la carica. A Borgosesia era già successo con Gino Corradini: la sua battaglia per viaggiare gratis sulla navetta dell’ospedale, benchè dipendente del nosocomio, gli era costata il posto in consiglio. Ora potrebbe essere Rotti a rischiare di lasciare.

All’origine di tutto la condanna per mobbing inflitta tempo fa al Comune di Borgosesia, con tanto di obbligo a pagare 260mila euro e spese legali al dipendente. Alla fine, cambiata l’amministrazione, il Comune approvò una transazione con il dipendente stesso, chiudendo la questione nel settembre del 2015 tramite il pagamento di 200mila euro (175mila euro di danni, gli altri per le spese legali).

Ora però il Comune vuole rientrare almeno dei costi sostenuti per gli avvocati, essendo la parte restante ancora interessata da un procedimento avviato alla Corte dei Conti. Per Rotti però «la questione è ancora sospesa, con la Corte dei Conti che non si è pronunciata in maniera definitiva». Per questo il consigliere non ha finora ravvisato la necessità di lasciare il proprio posto.

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