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«Sprar di Trivero servono controlli ”veri” sugli orari degli operatori»

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Il gruppo “Progetto per Trivero”: «Il registro delle presenze deve essere fornito in anticipo»

Per Piero Casula, capogruppo di “Progetto per Trivero”, il registro delle attività degli operatori dello Sprar arriva in ritardo: «Benissimo che venga fornito il registro delle presenze degli operatori che lavorano al progetto Sprar – osserva – ma deve essere fornito in anticipo, non dopo due mesi. Se l’obiettivo è avere la possibilità di controllare l’effettivo impiego del personale, non mi serve a nulla una comunicazione della cooperativa che riporta orari e operatori del mese scorso».

Il consigliere torna nuovamente sul tema del progetto comunale di ospitalità dei migranti, e invita la commissione a stringere realmente i controlli sull’attività della cooperativa Maria Cecilia, che ha vinto l’appalto. «Il sindaco e l’assessore continuano a ripetere che con i progetti Sprar ogni euro di spesa è sotto controllo – dice Casula -. Bene, ma questo può essere vero solo se sono controllabili le ore degli operatori, che rappresentano la voce di gran lunga più importante del piano spese. E come possono essere controllabili i servizi degli operatori? Solo se ha davanti un piano di lavoro che indica quando e dove posso trovare l’operatore medesimo. Cioè, devo avere un prospetto a inizio mese o inizio settimana che mi informa dove e quando posso trovare il personale al lavoro. In modo che l’amministrazione abbia la possibilità, se vuole, di recarsi fisicamente in uno degli alloggi e verificare l’effettiva presenza dell’operatore di turno. Altrimenti, se la cooperativa mi presenta oggi il registro delle presenze fatte due mesi fa, che me ne faccio?»

L’accordo di avere il registro delle presenze era stato ratificato qualche settimana fa dalla commissione comunale che si occupa dello Sprar, d’intesa con la cooperativa Maria Cecilia. Un passo in avanti, ma secondo Casula non ha senso se le presenze degli operatori vengono viste solo a consuntivo: «In pratica, a quel punto la commissione può solo prendere atto di quello che gli comunica la cooperativa, che dovrebbe essere l’ente da controllare. Il che significa che si sta sulla fiducia. Esattamente come accade per i centri Cas».

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