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L’Avis Varallo celebra domani i 60 anni di attività
La sezione è nata nel febbraio 1957 per iniziativa di Anatolio Casagrande e Guido Ferrari
Domani si terrà un’intera giornata dedicata all’Avis di Varallo e ai suoi membri che si ritroveranno per celebrare un traguardo così importante e lo spirito altruistico che è alla base di questo grande successo. I partecipanti già dal mattino si recheranno in cimitero per rendere omaggio a tutti gli avisini che non ci sono più, successivamente si riuniranno per un aperitivo al “Cortiletto Cafè” per raggiungere infine il Sacro Monte dove prenderanno parte alla messa all’interno della basilica dell’Assunta prima e al pranzo conviviale dopo all’interno del salone del “Vecchio Albergo del Sacro Monte”.
«La nostra sezione – spiega Luigi Zaquini che ha rivestito la carica di presidente del sodalizio per più anni e più mandati – è nata nel febbraio del 1957 grazie alla volontà di due persone straordinarie per il loro spirito altruistico un medico che ha lavorato per molti anni all’interno dell’ospedale di Varallo, Anatolio Casagrande, e un insegnante di educazione fisica che ha lavorato all’interno delle scuole medie cittadine in quegli anni, Guido Ferrari».
Casagrande era originario di Pizzighettone e dal giugno del 1955 fino all’aprile del 1961 lavorò come assistente all’interno della divisione chirurgica e ostetrico-ginecologica dell’ospedale “Santissima Trinità”. In uno dei suoi scritti racconta che l’idea di creare una sezione cittadina dell’Avis per raccogliere i donatori di sangue e gestire meglio i loro atti di solidarietà gli venne nell’autunno del 1955 quando una giovane donna di Valduggia fu ricoverata in un grave stato di anemia acuta. Dopo un intervento la paziente si riprese e, sebbene molto provata e pallida, tornò a casa sulle proprie gambe. Due anni dopo, il 27 giugno del 1957, Casagrande ottenne dalla sezione provinciale di Vercelli l’incarico di commissario straordinario con il mandato di procedere ai necessari adempimenti per realizzare in città il primo centro Avis valsesiano. I problemi legati alla trasfusione di sangue, che ai tempi non era regolamentata ma basata principalmente sull’opera di persone che volontariamente e anonimamente si offrivano per aiutare coloro che avevano bisogno, pronti a donare nuovamente anche dopo pochi giorni dall’averlo fatto, hanno interessato anche l’insegnante Guido Ferrari, originario di Brescia. Proprio grazie al loro impegno sul piano burocratico e amministrativo ma anche logistico, unito alla volontà di tutelare e proteggere anche la salute dei donatori, l’associazione ebbe una sua sede a Varallo. Nel febbraio del 1957 in occasione della prima riunione conviviale all’albergo “Grappolo d’uva” dove i 15 tesserati presenti elessero come presidente Ferrari. Negli anni la sezione ha lavorato per diffondere la cultura della solidarietà e per avere una sede, arrivata nel 1968 grazie alla concessione del comune.
Attualmente la sezione prosegue la sua attività sotto la presidenza di Barbara Besozzi.
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