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Pray chiude i bar più presto: ma i gestori ”nottambuli” protestano

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Per qualcuno cambia poco, perché già prima chiudeva in serata. Altri invece si sentono penalizzati dallo stop anticipato

A Pray scende in campo il Comune per regolare gli orari di chiusura dei bar: mezzanotte durante la settimana e all’una il sabato. «Abbiamo atteso – spiega il sindaco Gianmatteo Passuello – che si concludesse la manifestazione “Pray in vetrina” per emettere questa ordinanza. Prima, ogni esercizio poteva decidere quali fossero i propri orari, ora abbiamo messo delle regole. Questo perché ci sono state molte segnalazioni dei cittadini per quanto riguarda il disturbo della quiete pubblica. Ci sono state segnalazioni delle forze dell’ordine, e si sono verificati schiamazzi notturni. Ora i bar potranno aprire dalle 5 di mattina sino a mezzanotte e, al sabato all’una. In casi di feste si potrà chiedere una deroga per protrarre la chiusura negli altri giorni, portandola all’orario del sabato».

«Per me non cambia nulla sinceramente – dice il titolare del Bar Kikko, Gilbert Zanazzo –: io apro alle 7 del mattino e chiudo alle 21, quindi prima dell’orario stabilito. Credo comunque che sia doveroso che ci siano delle regole e non ci vedo nulla di male. Non va bene fare fracasso e poi, nel caso di una festa, si può chiedere il prolungamento».

Non è toccato dal giro di vite nemmeno il Summer Café nella zona dell’area commerciale: «Io chiudo prima – dice Sergio Gornati – chiaramente capisco che altri locali del paese possano risentire di questa decisione e abbiamo problemi, visto che soprattutto nei fine settimana lavorano alla sera».

Stessa situazione per Sabrina Delconte del bar “Pausa caffé”: «Noi – spiega la donna – apriamo alle 6 del mattino e chiudiamo alle 19.30 e non siamo toccati da questa decisione. Altri esercizi saranno certamente penalizzati». «Anche io ultimamente chiudo prima di mezzanotte – dice Cristina Dazza, titolare del Bar Cristina –. Purtroppo va detto che i ragazzi escono tardi e quindi questo provvedimento creerà dei disagi per chi lavora soprattutto con loro».

Ed è proprio il locale Al baret a sollevare alcune perplessità in merito a questo provvedimento: «Noi – spiega Elisa Contato – non chiudevamo così presto. Il nostro locale è frequentato soprattutto da giovani che vengono nel fine settimana. Si lavora con loro dal venerdì sera sino a domenica. Il nostro locale è isolato rispetto al centro del paese e non abbiamo mai avuto problemi con i vicini. I nostri sono già paesi “morti”, così siamo ulteriormente penalizzati».

Un’altra considerazione arriva da Luisa Inverso, del bar Salot Galup: «A me sta bene questa decisione – dice – se però a chiudere sono anche i locali che vanno da Crevacuore a Portula. Altrimenti così si penalizza solo Pray. Noi a volte a mezzanotte cominciamo a lavorare sul serio. Ora si rischia di perdere i soliti clienti che, per non spostarsi avanti e indietro, andranno direttamente nei bar di Coggiola a passare la serata, o in quelli di altri paesi. A mio avviso è un discorso da fare su tutta la Valsessera, non solo per Pray».

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