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Trivero, «Il 118 a tempo pieno non compensa il Primo soccorso»

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Casula e Delmastro Delle Vedove: «Il Comune ringrazia la Regione come se fosse San Gennaro…»

L’ex consigliere comunale Piero Casula e l’ex deputato Sandro Delmastro Delle Vedove scendono in campo  in merito al servizio di 118. «Per chi si fosse dimenticato, vorremmo ricordare che la Regione Piemonte e l’assessore alla sanità Antonio Saitta poco più di un anno fa hanno chiuso il Punto di primo intervento all’ex ospedaletto del Centro Zegna». Comincia così una lettera aperta firmata da Casula e da Delmastro Delle Vedove. E rivendicano invece l’utilità del punto di primo intervento: «Era un servizio apprezzato e utilizzato da molti cittadini di Trivero e dintorni che sapevano che lì si poteva sempre trovare qualcuno che ti dava un’occhiata se avevi una scheggia in un occhio o una ferita che aveva bisogno di un paio di punti». 

Chi ha chiuso questo servizio «sono la stessa Regione Piemonte e lo stesso assessore Saitta che in questi giorni la nostra amministrazione sta ringraziando mattino, pomeriggio e sera come se avessero fatto il miracolo di San Gennaro, perchè hanno finalmente attivato il servizio di 118 a tempo pieno. Non vogliamo fare la parte di quelli che non sono mai contenti di nulla: di sicuro è meglio avere l’ambulanza vicina, piuttosto che lontana. Ma, a parte questo aspetto, non vediamo come si possa dire che a Trivero i servizi sanitari sono stati potenziati. Vorremmo infatti ricordare che anche prima della cosiddetta inaugurazione di sabato mattina (presenti sindaco, operatori del turno e parenti stretti), se si chiamava il 118 di notte, quello arrivava: non è che si doveva aspettare il mattino dopo. Certo, adesso presumibilmente arriverà prima (se l’ambulanza è in sede). Ma a fronte di questo vantaggio, ricordiamo anche che il 118 si muove – giustamente – solo per le emergenze gravi: per la famosa ferita da due punti o per la scheggia nell’occhio l’unica cosa da fare è recarsi al pronto soccorso di Biella o Borgosesia, e rassegnarsi a perdere la giornata».

Insomma, il 118 anche a tempo pieno è certamente meglio che il 118 a mezzo servizio: ma nello “scambio” con la chiusura del primo intervento Trivero ci ha perso comunque. «La Regione osannata da Carli e compagni – continuano Casula e Delmastro – è poi anche quella che andrà ad aprire nel Biellese due Case della salute: una a Cossato e l’altra a Biella, praticamente a due passi dall’ospedale. In un’ottica di servizi diffusi, non era meglio scegliere Trivero? Ma su questa scelta l’amministrazione di Trivero (presente e passata) non ha mai avuto nulla da obiettare, così come non ha emesso un fiato quando hanno chiuso in gran segreto il Punto di primo intervento». E poi si allarga il discorso su scelte strategiche che arrivano fino alla politica nazionale: «Per chiudere il cerchio, ricordiamo anche che il primo intervento era stato chiuso, così si disse, perchè non c’erano i 50mila euro all’anno necessari per il personale, causa i vincoli di bilancio. Peccato che poi si debba vedere che in altri campi i soldi pubblici abbondano: a Trivero in tre anni si spenderanno 550mila euro per ospitare e “integrare” dodici migranti: una cifra che avrebbe garantito dieci anni abbondanti di Primo intervento. Si tratta di settori diversi, certo: ma il dato di fatto è che i soldi pubblici per finanziare le cooperative si trovano, per garantire i servizi ai cittadini no. Adesso i soliti perbenisti dell’asse Pd-Caritas-cooperative faranno finta di aver letto solo le ultime righe e diranno che siamo razzisti ecc. Critica a cui ormai abbiamo fatto il callo».

Conclusione con frecciata al gruppo di maggioranza “Tutti per Trivero 2.0”: «Più che la politica del 2.0 questa è la politica del 2-0: due per i politici e per le cooperative, zero per i cittadini».

Piero Casula e Sandro Delmastro

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