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Una malattia cronica e senza medico: l’odissea di una donna di Grignasco

«Con gli ambulatori tutto diventa difficile: le visite, i farmaci e pure la mutua».

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Una malattia cronica e senza medico: l’odissea di una donna di Grignasco. «Con gli ambulatori tutto diventa difficile: le visite, i farmaci e pure la mutua».

Una malattia cronica e senza medico: l’odissea di una donna di Grignasco

Malata di sclerosi multipla e priva di medico di base fisso, è costretta a sopportare un disagio pressoché continuo per riuscire a farsi prescrivere i farmaci della terapia e i giorni di mutua. E’ l’ennesima dimostrazione che la rete degli ambulatori territoriali fornisce certamente un servizio a chi è rimasto senza medico di riferimento, ma presenta anche numerose falle.

Una di queste la segnala Irma Sterna, residente a Grignasco e da anni costretta a fare i conti con la sclerosi multipla. Una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale richiede ai pazienti specifici controlli e terapie.

Costretta a convivere con la malattia

«Io oggi sono invalida al 100 per cento – spiega Irma -. Lavoro, ma devo sottopormi ad una trafila tra visite e terapie. Già vivere con una problematica di questo genere non è semplice, come si può immaginare, se poi bisogna fare i conti con la mancanza di un medico di base ed una serie di peripezie per riuscire a farsi prescrivere i farmaci e la mutua, diventa un inferno».

Il primo problema riguarda la cura che la valsesiana deve fare. «Periodicamente devo rifornirmi di specifici medicinali. Quindi mi reco dal medico di base, mi faccio prescrivere il necessario e mi rivolgo ad una farmacia. Il problema che subito sorge è riuscire appunto a trovare un medico. Io, come molti altri pazienti, da quando il dottore della zona è andato in pensione dobbiamo appellarci ad un ambulatorio aperto solo in alcuni giorni della settimana e in specifici orari. Ci sottoponiamo ad un colloquio con il medico presente che non è sempre lo stesso».
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La mutua diventa un calvario

Se poi la paziente non sta bene, occorre affrontare un ulteriore problema. «Non vi dico l’inferno per farsi dare la mutua. Occorre innanzitutto contattare un numero di telefono. Prima che si riesce ad avere una risposta passano ore perché sono evidentemente tanti coloro che hanno bisogno come me. Spesso inizi a telefonare alle 9 e riesci a parlare con qualcuno alle 11 – prosegue la donna -. A quel punto si viene indirizzati ad un punto di appoggio per una visita e un consulto. Una volta sono stata mandata a Borgosesia, però quando mi sono presentata di fronte al medico mi è stato detto che essendo di Grignasco sarei dovuta rivolgermi a Gattinara. Fortuna vuole che mio marito poteva portarmi, altrimenti cosa avrei fatto?»

E la grignaschese prosegue. «E’ anche una lotta farsi dare altri giorni di mutua oltre ai primi. A causa delle mie condizioni di salute, che sono delicate, non sempre dopo un paio di giorni sono in forma e pronta a tornare a lavorare. E spesso accade che i medici che mi visitano non mi prescrivano più di un certo numero di giornate di mutua».

“A volte è meglio andare a lavorare”

La donna evidenzia che la situazione è talmente critica che a volte preferisce andare a lavorare anche se non sta bene, piuttosto che affrontare la trafila. «Quando sono talmente esasperata acquisto personalmente i farmaci, sostenendo dei costi consistenti, e vado a lavorare anche se non sto bene. Ma io mi chiedo: è una situazione normale? Con tutte le tasse che siamo costretti a versare, è giusto esser praticamente privi di una sanità pubblica che segua davvero i problemi dei cittadini?»

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