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Ragazza di Portula annegata: condannato l’operatore

La 19enne Lasika Pakeerathan morì risucchiata dalle acque ad Avigliana nel 2021.

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Ragazza di Portula annegata: condannato l’operatore. La 19enne Lasika Pakeerathan morì risucchiata dalle acque ad Avigliana nel 2021.

Ragazza di Portula annegata: condannato l’operatore

«La morte di Lasika si poteva evitare». Ne è convinto il giudice della Corte di Appello di Torino che ha confermato la condanna di uno degli operatori che assistevano la 19enne residente in Valsessera. Un secondo operatore era già stato condannato con rito abbreviato.

Come si ricorderà, Lasika Pakeerathan morì annegata risucchiata dalla corrente del lago di Avigliana, nel Torinese. La famiglia l’aveva affidata a una comunità psichiatrica nel Pinerolese. La giovane aveva iniziato il suo percorso per superare i suoi disturbi psichiatrici.

La tragedia nell’aprile del 2021

Era il 24 aprile del 2021. La comunità aveva organizzato una gita. La giovane, un’anima fragile, entrò in acqua. I due educatori che erano con lei non la seguirono per salvarla e rinunciarono all’aiuto anche di un gruppo di ragazzi. Lasika iniziò a nuotare, poi la corrente la portò al largo e nessuno più la rivide. Sul posto intervennero i sommozzatori dei vigili del fuoco e i carabinieri. Ma ormai era troppo tardi. Per la ricerca del corpo della ragazza venne usato anche l’elicottero. Soltanto in serata riuscirono a trovarla.

La sentenza d’Appello

La sentenza d’Appello conferma la versione del primo grado. L’imputato aveva fatto ricorso contro la condenna nella speranza di una revisione della pena. «L’hanno guardata mentre moriva», è stato detto in aula. E ancora in un altro passaggio. «Si limitarono a guardarla. Non gridano, non chiedono aiuto», si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna a otto mesi per omicidio colposo il giudice Cristiano Trevisan. Confermata la sentenza di primo grado.

Subito si parlò di un malore o di un suicidio, ma in realtà nel processo celebrato in tribunale a Torino è venuta fuori un’altra storia.  Le indagini avevano portato alla sbarra i due educatori che erano responsabili di Lasika e del gruppo di altri cinque giovani.

Responsabilità dei due operatori

Uno era già stato condannato a 6 mesi di reclusione con il rito abbreviato, l’altro aveva affrontato il processo ordinario con una condanna a otto mesi e poi ha presentato ricorso. Per entrambi la pena è sospesa con la condizionale.

Secondo la procura di Torino, i due accompagnatori avrebbero avuto delle evidenti responsabilità sulla morte della giovane. Per prima cosa le avrebbero concesso di fare il bagno. «Non ci eravamo confrontati sulla reale capacità di nuotare», aveva spiegato uno dei due operatori durante il processo.

La versione degli educatori

Durante le udienze di primo grado proprio l’imputato ha spiegato che la giovane aveva iniziato a nuotare vicino al molo. Poi non l’avrebbe più vista. Sia lui che l’altro collega, non sapendo nuotare, non si erano buttati per salvarla, e quindi chiamarono il 112.

Secondo le indagini condotte dai carabinieri i due educatori avrebbero anche rifiutato l’aiuto di un gruppo di ragazzi, erano pronti a entrare in acqua al loro posto per aiutare la ragazza. Secondo la pubblica accusa avrebbero sottovalutato il pericolo. Ma, quando arrivarono i soccorsi, la giovane era già stata risucchiata dalla corrente. Ed era senza vita quando l’hanno trovata i sommozzatori dei vigili del fuoco.

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