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Festeggia a New York la sua cinquantesima maratona. Il record di Manuel Stasia
Il record di Manuel Stasia: festeggia a New York la sua cinquantesima maratona. A 52 anni nella Grande Mela ha centrato un record a cui pensava da tempo
Manuel Stasia e una vita di corsa
A New York ha festeggiato la sua cinquantesima maratona. Un traguardo che Manuel Stasia ha voluto festeggiare nella Grande Mela, in una delle più belle competizioni al mondo, da dove tutto era partito nel 2003. Il feeling con la corsa Stasia, titolare di un’agenzia di pratiche auto a Borgosesia, l’ha sempre avuto. Nel suo palmares c’è anche la partecipazione a ultra maratone nel deserto e negli ultimi anni si è avvicinato ai trail in montagna.
A 52 anni ha centrato un traguardo importante anche se il Covid si è messo di mezzo. L’obiettivo infatti era di festeggiare la 50ª maratona nel 2020 con il compimento dei 50 anni e con la 50ª edizione della Maratona di New York. Purtroppo le limitazioni per la pandemia gli hanno fatto saltare quell’edizione, ma non appena è stato possibile Stasia ha voluto esserci a correre sulle strade della Grande Mela.
Come è stata la tua 50ª maratona, per di più a New York?
Diciamo che per me era la terza Maratona di New York ed è stata sicuramente la più calda. In tanti hanno avuto problemi di acqua, ci sono stati parecchi ritiri. Ogni volta è emozionante correre a New York. Sarà che erano due anni che non si faceva per via del Covid, anche se l’anno scorso era stata riservata solo agli americani. Ma è stato un evento spettacolare. Lungo le strade c’erano milioni di persone che urlavano il tuo nome quando passavi, tutti che allungavano la mano per darti il “cinque”. Dovremmo imparare da loro su come accogliere questi eventi podistici. E’ stata una maratona da pelle d’oca. Diciamo che me la sono goduta.
Una maratona che arriva in ritardo di due anni.
Certo. Mi ero posto come obiettivo di fare la mia 50ª Maratona nel 2020 con il compimento dei 50 anni e sarebbe stata la loro 50ª edizione. Purtroppo le direttive Covid hanno fatto saltare i piani. Ma alla fine ci sono riuscito.
Sei quindi affezionato a New York.
È stata la mia terza volta. La prima nel 2003 la chiusi in 3h 59’, mentre quest’anno l’ho fatta in 3h 57’ 51” arrivando 9500° su oltre 55mila partecipanti. Ma il tempo non era il mio obiettivo. Volevo godermi la città.
Gareggiando nelle maratone hai potuto conoscere città bellissime?
Ho sempre cercato di organizzare un viaggio legato alla maratona proprio per visitare la città. Sono stato a Berlino, Amsterdam, Siviglia, Malaga, Praga. E poi ci sono quelle italiane.
Qual è stata quella più bella?
Sicuramente Roma perché ti regala una città che amo. Venezia è bella nell’ultimo tratto quando arrivi in piazza. Quando partecipai purtroppo c’era la nebbia.
E a tempi come siamo messi?
La più veloce è stata quella di Valencia chiusa in 3h 20’, poi sono andato bene anche nella Maratona del Riso a Santhià con un 3h 25’. Ma ripeto, per me non contava tanto la prestazione, quanto vivere l’evento.
Nel frattempo hai scoperto anche i trail.
Già. È una disciplina che mi piace. Anche perché rispetto alla maratona c’è meno competizione, si è meno fissati sul tempo, sulla prestazione. Il trail ti permette di prenderti i tuoi tempi di pausa. Ho preso parte all’ultima edizione del Tor des Geants anche se ho dovuto ritirarmi, anche se per me l’Ulta Trail del Monte Bianco rimane qualcosa di spettacolare.
Hai anche vestito i panni di organizzatore di eventi sportivi.
È qualcosa che mi piace lavorare in team. Con il Circuito Viola abbiamo curato diversi appuntamenti per raccogliere fondi, ma abbiamo partecipato anche a diverse competizioni portando ragazzi in carrozzina a conoscere l’emozione della corsa.
E dopo la cinquantesima maratona quali sono i programmi?
Sicuramente non mi fermo. Ho raggiunto un obiettivo che mi ero prefissato da diversi anni. Andrò avanti ad allenarmi per prendere parte ad altre maratone collaborando sempre con le iniziative del Circuito Viola.
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