AttualitàVarallo e alta Valsesia
«Torchiate dai nostri prof all’orale: esame, che delusione»
Scrivono due ragazze uscite dal liceo classico “D’Adda” di Varallo.

«Torchiate dai nostri prof all’orale: esame, che delusione». Scrivono due ragazze uscite dal liceo classico “D’Adda” di Varallo.
«Torchiate dai nostri prof all’orale: esame, che delusione»
Da due ragazze che hanno concluso l’esame delle superiori all’istituto D’Adda di Varallo riceviamo e pubblichiamo.
«Gentile redazione, siamo due studentesse della quinta classico al liceo D’Adda di Varallo, e quest’anno abbiamo sostenuto l’esame di maturità. Abbiamo deciso di prendere in mano la penna e di contattarvi perché lo svolgimento delle prove ci ha lasciato profondamente amareggiate e con la sensazione di aver subito una grave ingiustizia».
«Vogliamo subito sgombrare il campo da un possibile equivoco: non stiamo scrivendo per lamentarci dei nostri voti. Ci è stato detto fin dall’inizio dell’anno che sono solo numeri, e non ci identificano. Ce lo hanno ripetuto i professori a lezione, i nostri genitori prima delle prove scritte, i nostri fratelli più grandi che ci erano già passati. E abbiamo voluto crederci».
«La seconda prova scritta (versione di latino da tradurre, con annesso un questionario per saggiare la nostra comprensione) è stata valutata, a nostro parere, in maniera eccessivamente severa. Alcune di noi sono state penalizzate per essere rimaste nel numero di righe indicato dal ministero, con la motivazione che la risposta fosse troppo corta; inoltre i punteggi sono stati assegnati con una scala di valutazione molto più rigida rispetto a quella che gli stessi professori hanno utilizzato durante l’anno per le prove d’esame».
La lunga prova di orale
«Ma la parte che più ci ha lasciato perplesse riguarda il modo in cui è stato gestito l’orale. La prova ha abbondantemente superato l’ora, per alcune ha addirittura raggiunto l’ora e mezza. I membri della commissione interna sono stati coloro i quali ci incalzavano e interrompevano continuamente; non si capisce a che scopo, visto che hanno avuto cinque anni per verificare le nostre competenze, e quella non era la sede per sottoporci ad un’ulteriore interrogazione».
A questo si accompagna la delusione a livello umano. Vedere i nostri professori, gli stessi che ci conoscono da 5 anni, che ci hanno accolto adolescenti durante il Covid e ci hanno restituito al mondo maggiorenni, applicare una severità mai vista prima ci ha ferito. Non volevamo nessun regalo, ma ci aspettavamo almeno un trattamento equo, un briciolo di empatia (se non dai nostri membri interni, da chi altri?) In questi anni la nostra classe ha partecipato a numerosissimi progetti proposti dalla scuola, alcuni li abbiamo vinti e abbiamo portato il nome del D’Adda a livello nazionale. Non è sicuramente un dare per avere, ma allora perché ci è stato detto che nel valutarci avrebbero tenuto conto del nostro percorso?»
“Necessaria una riflessione”
«Riteniamo che quanto successo debba essere conosciuto, perché rende necessarie delle riflessioni su quanto incidano il metro di valutazione e gli umori della commissione. Questa era la nostra prova e ci è spiaciuto constatare come le tensioni tra alcuni professori, ben note all’interno dell’Istituto e non solo, abbiano avuto una ricaduta su noi ragazze».
«Il D’Adda è il liceo più antico della Valsesia. Abbiamo scelto questo percorso ben consapevoli dell’impegno e dei sacrifici cui andavamo incontro e dei valori che le materie caratterizzanti ci avrebbero trasmesso. Rimane il rammarico per un rapporto con le figure di riferimento che speravamo si rivelasse migliore. Forse, alla fine, qualcuno ha davvero pensato che quel voto ci identificasse».
Sofia Della Peruta e Margherita Trovato
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