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Varallo ricorda i fratelli Magnone, morti a pochi giorni l’uno dall’altro
Laureati in ingegneria, intrapresero carriere diverse ma con la città sempre nel cuore.
Varallo ricorda i fratelli Magnone, morti a pochi giorni l’uno dall’altro. Laureati in ingegneria, intrapresero carriere diverse ma con la città sempre nel cuore.
Varallo ricorda i fratelli Magnone, morti a pochi giorni l’uno dall’altro
I fratelli Remo e Piero Magnone erano molto conosciuti a Varallo e dintorni. Remo si è spento il 15 febbraio a 91 anni, il fratello Piero una decina di giorni dopo, il 26 febbraio, a 89. Per entrambi il funerale è stato celebrato nella collegiata di San Gaudenzio. Entrambi, dopo le esequie, sono stati cremati.
Il ricordo di Piera Mazzone
Di seguito il ricordo di Piera Mazzone, direttore della biblioteca civica di Varallo.
«A pochi giorni l’uno dall’altro, come era accaduto per la mamma e la zia, Felicita e Letizia Sorisio, morte a ventitré ore l’una dall’altra, sono scomparsi prima Remo e poi Piero Magnone. La famiglia Magnone è di origine monferrina: ha le sue radici a Zanco, frazione del comune di Villadeati, in provincia di Alessandria, un paese situato su un colle ad una altezza di 410 metri sul livello del mare.
L’area sulla quale sorge Villadeati corrisponde al cratere di un antico vulcano, le cui dimensioni sono di circa due chilometri quadrati. E’ conosciuto anche come il Paese delle Fontane: le acque che scorrono nel sottosuolo di Villadeati sono ricche di elementi oligominerali.
Il comune è insignito della medaglia d’argento al valore civile per i tragici fatti dell’ottobre 1944: per rappresaglia i nazisti irruppero il 9 ottobre 1944 proprio a Villadeati per stanare i partigiani, ma non trovandoli, fecero prigionieri nove uomini e una donna (poi rilasciata) del paese.
Fu prelevato dalla chiesa parrocchiale anche il parroco di Villadeati, don Ernesto Camurati, che offrì la propria vita in cambio di quella dei suoi parrocchiani, ma la trattativa fu inutile e don Camurati venne fucilato insieme con i nove padri di famiglia. Quante somiglianze con la nostra Valsesia: il supervulcano, l’abbondanza d’acque, una storia resistenziale condivisa.
Remo e Piero sono stati sepolti nella tomba di famiglia a Zanco, ma entrambi hanno voluto che il funerale fosse celebrato in Collegiata a Varallo.
Il padre aveva gestito l’Albergo Italia
Il padre, Natalino Magnone, negli anni Venti venne a Varallo ed esercitò la professione di macellaio. Nel 1943 prese in gestione l’Albergo Italia, acquistato dall’avvocato Maffioli nel 1960, gestito con la moglie Letizia e la cognata Felicita fino al 1969, anno della sua morte. Felicita e Letizia proseguirono nella conduzione fino alla pensione nel 1987. Successivamente l’albergo rimase chiuso per un periodo di ristrutturazione e nel 1989 fu affidato in gestione a Dario Uffredi, che continua tuttora l’attività.
Remo e Piero, nati negli anni Trenta, in un breve volgere di anni, frequentarono il liceo classico a Varallo, poi si iscrissero al Politecnico a Torino, dove si laurearono in Ingegneria industriale e Ingegneria elettronica.
Remo ha mantenuto forti legami con l’Associazione degli ex coristi della Corale universitaria, frequentata negli anni in cui era ospite del Pensionato universitario di Torino. Dopo gli studi i due fratelli intrapresero differenti carriere lavorative. Remo prima insegnò all’Omar a Novara, collaborando attivamente con la stampa cattolica, legato da una grande amicizia con don Cacciami e don Zaccheo, insegnò anche matematica in Seminario, poi, su insistenza di don Cacciami, si trasferì al prestigioso Istituto Cobianchi di Intra, dove insegnò fino al raggiungimento della pensione.
Furono anni di lavoro molto intensi: Remo partecipò attivamente alle sperimentazioni per adeguare la scuola ai nuovi tempi, stringendo amicizie forti con i colleghi, che si sono mantenute fino ad oggi.
Alla Famiglia Studenti, pensionato istituito da Paolo Casana dal 1919, nato per ospitare allievi ed insegnanti, nel 1978 Remo conobbe Teresa, anche lei insegnante, giunta da Caserta, fresca di laurea in Economia e Commercio, e si sposarono nel 1981 a Varallo in Collegiata. Ricorda la moglie Teresa: “Remo aveva Varallo nel cuore, e soprattutto si occupò sempre attivamente dell’Albergo Italia, uno dei simboli della città, nei cui saloni davvero passò la storia e che, negli anni di guerra, fu rifugio per famiglie di ebrei, che poi riuscirono a salvarsi”.
Il fratello Piero, dopo la laurea cominciò a lavorare come ingegnere informatico alla Ragno di Valduggia, per poi spostarsi a Novara e successivamente a Milano all’Italsiel, dove rimase fino alla pensione. Si occupò della programmazione dei primi sistemi gestionali e fu attivo nei primi processi di informatizzazione delle più grandi aziende italiane.
L’amore per Varallo dei fratelli Magnone
Piero condivideva con Remo l’amore per Varallo e, quando ebbe tempo a disposizione collaborò attivamente con la parrocchia, allora retta da don Ercole Scolari, aderì al Gruppo Bangladesh, e con il Movimento culturale Terza Età, sempre creato da don Ercole, partecipando prima come relatore, presentando i suoi numerosi viaggi, poi collaborando con il presidente Pompeo, Pio, Preti, scomparso nel 2021.
Fu in quell’ambito che lo conobbi ed ebbi modo di apprezzare le sue capacità informatiche, ma soprattutto l’aspetto umano: ricordo le visite di Pio e di Piero in biblioteca per invitarmi come relatore alla Terza Età, concordavamo insieme gli argomenti e Piero mi garantiva il supporto audio e video. Fu lui a presentarmi il fratello Remo, che mi ispirò un’immediata simpatia, perché intuivo che, in modi e con strumenti diversi, condividevamo l’obiettivo di valorizzare Varallo, la sua storia e i suoi personaggi.
In occasione del cinquecentesimo anniversario della Parete Gaudenziana, partecipammo ad un viaggio a Roma, organizzato da Jerusalem Varallo, nel quale, grazie al professor Paolucci, che era stato relatore a uno degli incontri organizzati in Santa Maria delle Grazie, avemmo l’opportunità di una visita unica ai Musei Vaticani. Remo, la moglie Teresa, Piero, don Roberto, e tutti i compagni di viaggio, contribuirono a creare un clima di piacevole compagnia, perché, oltre alla bellezza dei luoghi, condividevamo valori ed una storia con Varallo e la Valsesia al centro.
Piero mi parlò del Museo della Stampa di Villadeati, dove è possibile vedere una collezioni di torchi da stampa risalenti al XVIII e al XIX secolo, invitandomi a visitarlo: organizzare una visita come biblioteca potrebbe essere un’occasione per ricordare entrambi.
A ottobre a Remo fu diagnosticato un tumore dei più aggressivi e veloci: “Per fortuna mi ha lasciato le funzioni nobili: posso leggere, parlare, ascoltare musica”.
Lucido fino agli ultimi giorni, incoraggiava amici e familiari, mantenendo quella forza d’animo che lo aveva contraddistinto. Piero era da poco tornato nel suo appartamento varallese dopo un ricovero in ospedale a seguito di una caduta e poi in una struttura riabilitativa, ma le sue condizioni peggiorarono improvvisamente, portandolo a morte. La cognata Teresa e i due nipoti, Sara e Franco, lo hanno seguito e assistito, venendo ogni giorno da Verbania per essergli di conforto, confermando quei forti legami che avevano unito i due fratelli e che certo si manterranno con Varallo».
Piera Mazzone
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