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Varallo ponteggio Pinacoteca rischia di uccidere i rondoni

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Varallo ponteggio Pinacoteca rischia di uccidere i rondoni.  A lanciare l’allarme sono due associazioni che operano a livello nazionale: il Gufi – Gruppo Unitario per le foreste italiane, e Monumenti Vivi.

Varallo ponteggio Pinacoteca rischia di uccidere i rondoni

Gli animali, tornati a Varallo dopo una lunghissima migrazione, stano volteggiando da giorni sopra piazza San Carlo: avevano lasciato i loro nidi sotto i tetti della chiesa sconsacrata annessa a Palazzo dei Musei, ma i ponteggi che attualmente l’avvolgono per i lavori di restauro, impediscono ai rondoni di ritrovare casa. A farsi portavoce del problema, a nome delle due associazioni, è un tecnico forestale di Quarona, Simone Lonati: «Nella nostra Valsesia sta avvenendo un grave danno alla fauna – dice -: a questi animali straordinari, appena giunti da noi dopo una lunghissima migrazione per mettere alla luce i loro piccoli, viene impedito di nidificare. Le coppie di rondoni stanno insieme tutta la vita e utilizzano sempre lo stesso nido, andandolo a cercare ogni anno. Una volta arrivati dall’Africa hanno solo pochi mesi per svezzare la prole prima di ripartire: se ai rondoni non viene garantito immediatamente l’accesso ai nidi, tutti i piccoli moriranno, e rischiano di morire anche gli adulti, che da giorni continuano a scontrarsi con i teli del cantiere nel tentativo inutile di raggiungere il loro nido e deporre le uova».

Rischi

Si sta parlando del Rondone comune, una delle due specie che nidifica in Valsesia: durante la migrazione, ma anche nei luoghi di svernamento, resta sempre in volo per 9-10 mesi. E ora, i rondoni tornati a Varallo corrono un grosso rischio: «Se non gli verrà garantito a breve l’accesso ai nidi, non solo gli animali non avranno abbastanza tempo per svezzare la prole prima di ripartire e i pulcini moriranno – sottolineano le due associazioni -, ma con il freddo di questi giorni molti di loro non sopravviveranno. Sono esseri di soli 40 grammi di peso, chissà quanti ne sono già morti e quanti ne moriranno ancora».

Soluzione

Tutto questo è evitabile abbassando di poco i teli del cantiere in corrispondenza dei tetti di beole. Per questo il Gufi e Monumenti Vivi lanciano un ennesimo appello alla Società di Incoraggiamento allo studio del disegno e di Conservazione delle opere d’arte in Valsesia, onlus proprietaria dell’immobile, e al direttore dei lavori. «Li abbiamo già interpellati ma hanno negato in modo glaciale la propria collaborazione per la risoluzione del problema – dicono i referenti delle società -, rifiutando di abbassare anche di poco i teli e manifestando completa indifferenza per il destino dei rondoni, respingendo ogni ipotesi di riorganizzazione del cantiere. Una grave mancanza di sensibilità verso la fauna selvatica, spiacevole da riscontrare all’interno di un’associazione che ha in gestione il Museo Calderini, il quale ha una importante sezione dedicata alle Scienze naturali».

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