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Borgosesia donna maltrattata al pronto soccorso fa denuncia all’Asl

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Borgosesia donna denuncia di essere stata presa a male parole dopo avere chiesto informazioni sulla mamma ricoverata in ospedale.

Borgosesia donna racconta la sua esperienza all’ospedale

Ha chiesto informazioni sulla mamma, ricoverata in gravi condizioni, ma la reazione è stata sconcertante. Lo riferisce una donna che è stata all’ospedale di Borgosesia. Qualche giorno dopo l’accaduto, che la donna ha prontamente segnalato anche all’Urp, con tanto di testimone, G. G., di Giunchio, è ancora scossa e arrabbiata. «Era martedì – racconta – e dalla casa di riposo mi è arrivata una telefonata per avvisarmi che mia madre era stata trasportata in ospedale. Sono uscita subito di casa per cercare di capire com’erano le sue condizioni, ma una volta arrivata sul posto sono rimasta tre ore e mezza sotto il sole ad aspettare notizie. Saranno state le 17.20 e visto che ancora nessuno si era fatto vivo ho deciso di suonare il campanello. A quel punto è uscita una donna con i capelli biondicci, la coda e con una divisa granata che mi ha letteralmente aggredita a male parole, sostenendo che era tutto il giorno che disturbavo il personale e telefonavo ai medici. Cosa assolutamente non vera, come possono testimoniare le altre due persone che erano lì insieme a me in quelle ore e che hanno assistito a tutta la scena. In quel punto ci dovrebbero essere anche delle telecamere e spero che le immagini possano fare chiarezza su quello che è successo davvero quel martedì pomeriggio fuori dall’ospedale».

Testimonianze sul web

La donna ha deciso di scrivere il resoconto della sua brutta avventura anche su Facebook, ricevendo sulla pagina di “Sei di Borgosesia se… ” anche della solidarietà da parte di altri utenti, alcuni dei quali a loro volta alla prese con problemi più o meno simili in passato. «Ci sono rimasta malissimo naturalmente – prosegue il racconto- , quella donna continuava a inveire contro di me, me ne ha dette di tutti i colori, sostenendo che con la mia insistenza non lasciavo lavorare il personale sanitario. Io l’ho ringraziata due volte per la sua “gentilezza” ma non mi ascoltava, allora ho alzato anch’io la voce dicendole che me l’ero attaccata all’orecchio e che l’avrei denunciata. Ho chiesto di conoscere il suo nome e cognome. Lei si è rifiutata di dirmi come si chiamava, ma mi ha fornito soltanto un numero di matricola. Dopo di che lei è rientrata e io ho continuato a rimanere fuori dall’ospedale, spostandomi però nel lato più ombreggiato. E finalmente verso le 18 è uscito un medico per aggiornarmi sulle condizioni della mamma, che purtroppo era stata ricoverata in medicina in condizioni gravissime. Ho passato la notte a piangere per come sono stata trattata, oltre naturalmente che per la mia mamma».

La segnalazione

Ma l’umiliazione ricevuta era stata troppo grande per far passare l’accaduto in sordina e così la donna ha deciso di compiere un atto ufficiale per segnalare l’episodio di cui è stata vittima: «Mercoledì – conclude – sono tornata all’ospedale e mi sono recata all’ufficio relazioni con il pubblico per denunciare quello che era accaduto. Ho fatto la mia deposizione, avvalorata da una delle persone che il giorno prima avevano visto tutto, e mi è stato detto che nel giro di trenta giorni mi faranno sapere qualcosa. Ho chiesto anche di controllare le immagini delle telecamere per fare ulteriore chiarezza. L’amarezza è tanta, io ho suonato il campanello una sola volta dopo tre ore e mezza di attesa e ai medici non avrei potuto telefonare anche se avessi voluto perché non sapevo neppure chi avesse in cura mia mamma. All’ingresso mi sono avvicinata più volte soltanto per depositare negli appositi contenitori i mozziconi delle sigarette che ho fumato durante il lungo periodo di attesa».

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