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Brusnengo festeggia i 100 anni di nonna Cesira
Brusnengo festeggia i 100 anni di nonna Cesira. E’ piena di vita e in casa di riposo a Brusnengo si sente accolta e coccolata. Cesira Zorzi ha da poco compiuto i 100 anni. Originaria del Veneto arrivò da bambina in Piemonte con la sua famiglia in cerca di lavoro. Qui si è fatta una famiglia che la adora. Vive i suoi 100 anni con gioia.
Brusnengo festeggia i 100 anni di nonna Cesira
«Sono nata a Meolo nel 1922, in Veneto in una famiglia umile come tante a quell’epoca – racconta -. La Prima Guerra mondiale era finita da quattro. Erano tempi durissimi in quel periodo per poter vivere senza soffrire la fame e la mancanza delle più elementari necessità».
Dal Veneto arrivò in Piemonte, come ricorda quel periodo?
«Io ero la nona di dieci figli. L’onestà e la caparbietà dei miei genitori determinò un vero esodo verso il Piemonte. Arrivai nel biellese quando ero ancora una bambina. ricordo ancora come fosse oggi quel lungo viaggio. Sembrò una grande avventura, con i poveri mezzi del tempo a disposizione».
Qualche aneddoto del suo arrivo in Valsesia?
«La prima abitazione fu al “Mulino del Fagiolo” a Masserano. Arrivammo a piedi da Gattinara una lunga fila di “pulastrein” (bambini ndr), un po’ più grandi e un po’ più piccoli, guidata da papà e mamma, senza bagagli, non ce n’erano.
Quale fu il primo impatto con la sua nuova terra?
«La prima “accoglienza” al Mulino del Fagiolo da parte della famiglia già residente, fu ottima. I Piemontesi ci accolsero con tanta premura. Un problema serio fu il dialetto biellese poiché a tutti sembrava una lingua straniera. Anche la casa era poco confortevole. Dal soffitto entrava acqua e come materassi c’erano le foglie delle pannocchie di granoturco».
Quale fu il suo primo impiego?
«Iniziai a fare la baby sitter. Aveva soltanto 12 anni. Erano tempi duri per un’adolescente, ma fu da allora che dimostrai la mia tenacia. Dopo quell’esperienza feci altri tanti lavori».
Poi arrivò anche la famiglia
«Ricordo come fosse ieri il mio primo incontro con Duilio, l’uomo che in seguito diventò mio marito. Era il 1948, dopo tutte le avversità della II° Guerra Mondiale. Lui era un piemontese. Per il periodo, fu una nuova e grande prova di integrazione: il matrimonio tra una veneta e un piemontese. Duilio era figlio di un’insegnante elementare della “Garella” di Castelletto Cervo. Un uomo semplice, mite, dal cuore d’oro che tanto amai. Fu una grande storia d’amore, fatta di tanti sacrifici e rinunce per crescere con tutte le attenzioni e le necessità i nostri due figli, Giuseppina la primogenita e Gian Piero, il “maschio” che Duilio tanto desiderava. Dopo la morte di mio marito ancora giovane, io seppi essere sempre battagliera, forte come una roccia nella mia lotta contro la solitudine, visto che i figli erano ormai sposati e lontani.
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Come sta vivendo i suoi cento anni?
«Ancora oggi i ricordi che riaffiorano nella mia mente mi fanno star bene, mi donano tanta gioia. Da qualche giorno ho compiuto 100 anni. I miei racconti sono quelli di una donna piena di speranza e ottimismo. Senza cedere alle alterne vicissitudini ho sempre voluto dimostrare un carattere forte e volitivo».
E’ da molto tempo che vive in casa di riposo?
«Solo dall’anno scorso. ho scelto, per non allontanarsi dal mio paese, di poter trascorrere il mio tempo nella struttura per anziani di Brusnengo. Qui tutti mi vogliono un gran bene e rimpiango il fatto di non aver preso prima questa scelta, di essere ovattata in una struttura accogliente, amata da tutti. Un ringraziamento quindi va a tutto il personale infermieristico e non.
Naturalmente sono sempre coccolata dai miei figli che sono Giuseppina e Gian Piero e i dai pronipoti Anna, Paolo, Achille e Ludovico. Sono tutti sempre presenti nella mia mente».
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