Attualità
Cara Silvia, per noi sarai sempre la Signora Maestra | LA LETTERA
Cara Silvia, per noi sarai sempre la Signora Maestra. Pubblichiamo un ricordo di Silvia Mazzone deceduta nei giorni scorsi.
Cara Silvia, per noi sarai sempre la Signora Maestra
«Buongiorno Signora Maestra: questo saluto che per tanti anni ti ha accolta quando entravi in classe, vorrei fosse idealmente il nostro saluto, di tutti noi che ti abbiamo conosciuta, apprezzata, di noi che, conoscendoti bene, abbiamo tante volte sorriso per certe tue impuntature.
Ai tuoi tempi l’Insegnante godeva di un alto prestigio sociale e tu avevi mantenuto quel ruolo che ti eri conquistata con l’impegno e lo studio. Per te le forme erano sostanza e quindi quando qualcuno ti salutava con: “Buongiorno Maestra Silvia” ritrovavi l’antico orgoglio e i tuoi occhi ritrovavano l’antico splendore. Come ad Eugenia Barruero, la maestrina dalla penna rossa di deamicisiana memoria, vorrei anch’io tributarti l’omaggio che si deve ad un’educatrice che ha degnamente speso la sua lunga vita per l’educazione di generazioni di bambini serravallesi – ci tenevi che facessero bella figura nel mondo – ricordandoti bella, sorridente, circondata dai tuoi alunni, perennemente giovane, com’è nel destino dei miti. Così come sei stata “immortalata” (l’etimologia dà conto di questa vita fissata per sempre, al di là del tempo e dello spazio) nelle immagini del Carnevale del 1955, sorridente Mugiun-a, aggrappata al braccio del tuo Ferruccio che ha inventato, è stato e resterà il Mugiun per antonomasia. L’anno scorso il Comitato Carnevale Ti aveva invitata a salire sul palco del nostro teatro: commossa avevi ringraziato tutti per la bellissima serata, gli organizzatori e il pubblico che gremiva la platea, le maschere dei paesi vicini, sottolineando il forte amore di Ferruccio per il “suo” Carnevale: “Ho sposato un uomo che viveva per il Carnevale. La gente lo adorava per il suo naturale carisma, per quel suo sorriso e quel suo spontaneo Vorumsi ben, con il quale suggellava ogni serata”.
Di Ferruccio sei sempre stata innamorata, nel 1953 l’hai sposato nonostante ti dicessero che i tredici anni che vi separavano erano davvero tanti, l’hai amato tutta la vita, curato amorevolmente e rimpianto da quel novembre 2005: alla notizia della tua morte ho subito pensato che saresti corsa ad abbracciarlo. Non è trascorso giorno della tua vita che tu non dialogassi con lui, neppure la morte aveva interrotto il vostro colloquio quotidiano: era a lui che ogni sera davi notizie, ti affidavi per un consiglio e che ogni mattina salutavi per primo.
Moglie, amica, confidente, segretaria: ricordo come rileggevi sempre i suoi articoli che inviava al Corriere Valsesiano, ogni tuo gesto era in funzione sua. Nel 2010 avevi fatto ristampare la Zibaldoneria Rapsodica, poemetto in versi serravallesi, che racconta i mille anni di storia “dal Cuntà”, ultima opera di Ferry e il ricavato era stato devoluto al Santuario di Sant’Euseo. Una copia era stata donata alle Rondini che avevano partecipato all’annuale raduno che si teneva a Serravalle alla fine di agosto, ed al tuo funerale era presente anche l’ultimo presidente del Comitato Rondini, Rossano Biglia. Quando ci riunivamo ci accoglievi nell’antica Casa dei Murin, alla Gattera, padrona di casa premurosa ed accorta, sempre attenta che nessuna parola turbasse il Tuo Ferruccio.
La chiesa della Gattera era da Te sentita come quella creatura che avresti voluto mettere al mondo: davanti a quell’altare ti eri sposata il 23 agosto 1953, avevi celebrato il cinquantesimo anniversario di matrimonio e nella stessa chiesa è stato recitato il Rosario per la tua anima. Ti eri circondata di collaboratori fidati, che eri certa avrebbero proseguito la tua opera con amore e con passione: Donato, Simona e Angela, affranti, non si capacitano che il loro “Direttore” giaccia immobile e silenzioso. Ti saluteremo nuovamente nella “Tua” chiesa il 13 settembre, Natività di Maria, in occasione della Festa della Gattera, quella della quale eri Priora, che dopo i vespri e l’incanto delle offerte, si concludeva sempre con il ricevimento nel cortile dei Murin.
La tua è stata una lunga vita, nove decenni inanellati in una collana di perle, come quelle che amavi e che ti aveva regalato il Tuo Ferruccio, quelle che non mancano mai al collo di una signora. Sei partita con un bagaglio leggero, pronto da tempo: quel fascio di lettere del Tuo Ferruccio, che rileggevi sempre e il Tuo amato Trottoli, quel pelouche che ti aveva regalato, ma ti sei portata dietro un pezzo importante della storia della nostra Comunità.
La morte ti ha restituito serenità e compostezza dei tratti, un viso liscio, una pelle avoriacea senza traccia di rughe, le mani curate, dalle unghie rosate, intrecciate in grembo, stringono una corona, quella che recitavi ogni giorno con fede e devozione. Quel bell’abito verde, dipinto a mano, ti veste con la consueta eleganza: amavi indossarlo nelle grandi occasioni, e quale migliore del commiato?
Tuo cognato Onorio, impastato di bontà, era rimasto “l’uomo” di famiglia dopo la morte di Ferry e dell’amato fratello Mario: trasmettigli forza e serenità. Silvia ricordati di tua sorella Coralia, che Ti ha fatto un po’ da mamma e da confidente fidata nelle lunghe conversazioni telefoniche serali, che ti vezzeggiava con affettuosi appellativi e che di fronte a Te, ormai immobile, ha provato il dolore lancinante di una madre che perde la figlia.
Ciao Silvia, vai serena, certa di quel destino di Luce promessoci dal Padre Celeste».
Piera Mazzone
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