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Cultura Walser verso il riconoscimento Unesco

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Cultura Walser verso il riconoscimento Unesco

Cultura Walser, un bene prezioso da salvaguardare: avviato il cammino per il riconoscimento Unesco.

Cultura Walser e Unesco

Il futuro della cultura Walser può passare attraverso l’Unesco con la candidatura per l’inserimento all’interno del registro delle buone pratiche di salvaguardia. La procedura per il riconoscimento ha preso il via con una conferenza a Palazzo D’Adda di Varallo. Hanno preso parte all’evento Elena Sinibaldi, in rappresentanza dell’Unesco, Angelo Dago, consigliere regionale, Eraldo Botta, presidente della Provincia di Vercelli e sindaco di Varallo, Paul Schnidrig e Bruno Pelli, rispettivamente presidente e vice presidente dell’associazione Internazionale Walser, le autorità locali dei comuni della Valsesia e i rappresentanti delle comunità Walser in Valsesia (presenti ad Alagna, Carcoforo, Rimella e Rima).

Il progetto

Il progetto, assolutamente inedito, è stato avviato un anno e mezzo fa con l’obiettivo di salvaguardare e rendere visibile il patrimonio culturale del popolo Walser. Un’eredità che non è fatta soltanto di monumenti e collezioni di oggetti, ma anche di tutte le tradizioni vive trasmesse dagli antenati: espressioni orali, linguaggio, arti dello spettacolo, pratiche sociali, riti e feste, conoscenza e pratiche concernenti la natura, l’universo e l’artigianato tradizionale. Questo patrimonio culturale immateriale è fondamentale nel mantenimento della diversità culturale di fronte alla globalizzazione e la sua comprensione aiuta il dialogo interculturale e incoraggia il rispetto reciproco dei diversi modi di vivere. La sua importanza non risiede nella manifestazione culturale in sé, bensì nella ricchezza di conoscenze e competenze, del “saper fare”, che vengono trasmesse da una generazione all’altra.

Il registro

E proprio per questo si è scelto di chiedere l’iscrizione nel registro Unesco, che contiene programmi, progetti e attività che meglio riflettono i principi e gli obiettivi della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ratificata dall’Italia nel 2007, nella quale è prevista una serie di procedure per l’identificazione, la documentazione, la preservazione, la protezione, la promozione e la valorizzazione del bene culturale immateriale, dimostrandone la diversità e aumentandone la consapevolezza della sua importanza.
La decisione di cercare di far inserire la Cultura Walser all’interno del Registro Unesco nasce insomma proprio dalla volontà di non ridurre questo patrimonio a delle coordinate geografiche, ma, proprio nell’era della digitalizzazione, di estendere a più campi possibili e comunicare tramite mezzi innovativi questi preziosi ed unici saperi.

Gli impatti sul territorio

A sostegno di questa scelta, Sinibaldi ha sottolineato nel suo intervento come la cultura possa generare impatti sociali ed economici positivi, fino ad arrivare a creare una nuova economia che possa coinvolgere le nuove generazioni che abitano queste valli alpine, dando così vita ad uno sviluppo sostenibile.
A conclusione della conferenza è emerso come le attività di riscoperta di antichi valori e patrimoni di saperi da parte dell’Onu e dell’Unesco permettano di dare una risposta ai repentini cambiamenti sociali e climatici che stanno caratterizzando i nostri tempi.

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