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Da Gattinara alla Romania per portare in salvo i familiari in fuga dall’Ucraina

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Da Gattinara alla Romania per portare in salvo i familiari in fuga dall’Ucraina. E’ difficile raccontare ciò che sta vivendo Nataliya Martynyuk, badante gattinarese di origini ucraine, in un periodo particolarmente delicato come quello che tutto il mondo sta vivendo.

Da Gattinara alla Romania per portare in salvo i familiari in fuga dall’Ucraina

. Gli sconvolgimenti delle ultime settimane hanno portato Martynyuk a prendere una decisione: partire per salvare la famiglia. E così nei giorni scorsi è salita su un pulmino con il compagno Salvatore Cocuzza e degli amici per l’Est Europa.

La vicenda

«Siamo partiti alle 4 e siamo arrivati a Suceava, in Romania alcune manciate di ore dopo – racconta -. Venerdì mattina, intorno alle 11, eravamo già a Gattinara: non ci siamo mai fermati, se non per mangiare un panino che ci eravamo portati appresso. Abbiamo fatto il prima possibile per riabbracciare i nostri parenti. Devo ringraziare a tal proposito Salvatore, Antonello e Mario per la loro grande disponibilità nell’accompagnarmi in questo viaggio. Mia figlia con i bimbi di 6 e 10 anni ci stavano attendendo in uno spazio dedicato, nell’aeroporto rumeno di Suceava. – prosegue -. Vivevano in una zona a 100 chilometri dal confine con la Moldavia. Sono stati accompagnati da mio genero sino a dove era possibile, poi tramite una navetta hanno raggiunto Suceava. Non appena li ho visti, è stata una grandissima gioia».

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Un rientro pieno di emozioni

Il rientro a Gattinara è stato pieno di emozioni. «Mia figlia e i miei nipoti erano sollevati al pensiero di essere finalmente arrivati in un Paese di pace, certo è che la situazione non è per nulla semplice – afferma la donna -. La bimba più piccola mi ha chiesto più volte dove fosse il papà, mentre il più grande ha gli occhi colmi di paura e profonda tristezza. A Gattinara però abbiamo trovato una comunità meravigliosa: tutti ci stanno dando un immenso aiuto. Sono davvero commossa, non ho parole per ringraziare». Ma Nataliya ha ancora il cuore a pezzi pensando alla Ucraina. «Il mio secondo figlio è rimasto a Chernivtsi con parte della famiglia e il primo figlio si trova in un’area a 100 chilometri dalla Moldavia – evidenzia -. Ho ancora in Ucraina anche i miei nipotini di 17 e 6 anni. Uno dei miei ragazzi sta valutando la situazione, l’altro invece non vuole venire in Italia e mi ha detto di pregare per l’Ucraina. Per ora non sono stati chiamati alle armi, però la situazione è molto delicata e potrebbe ancora succedere di tutto».

Solo due bunker in città

Martynyuk racconta il dramma della guerra. «Il figlio che vive a Chernivtsi al nono piano di una palazzina mi ha raccontato che spesso nel cuore della notte doveva scendere con la famiglia in cantina. Le sirene che preannunciano il pericolo di bombardamento continuano a farsi sentire, anche se fortunatamente non si sono ancora verificati. Ed è incredibile come in una città di 280mila abitanti ci siano solo due bunker per contenere un massimo di 30 persone ciascuno. Tutti gli altri si nascondono nei seminterrati, ma nel caso in cui la città dovesse davvero essere rasa al suolo chi si è rifugiato in cantina, come fa a salvarsi? Per il resto, i negozi sono aperti e si può ancora fare acquisti. Attualmente sto attendendo notizie di una nostra parente che viveva a Kiev ma non sappiamo dove sia».

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