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Francesco Surace in bici dal Tirreno all’Adriatico e ritorno

Dopo 775 chilometri e più di 10mila metri di dislivello ha chiuso la “Rai” con il tempo di 27 ore e 4 minuti

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Francesco Surace in bici dal Tirreno all’Adriatico e ritorno. La nuova impresa del borgosesiano.

Francesco Surace impegnato in una nuova avventura

Classe 1994, nato a Borgosesia e da qualche tempo residente a Borgomanero, è stato protagonista di una nuova avventura.  Un paio d’anni fa due avventure. A giugno, aveva pedalato da Genova fino ad Alagna Valsesia per poi da lì partire e di corsa raggiungere i 4.554 metri della Capanna Margherita, il rifugio alpino più alto d’Europa fermando il crono sulle 13 ore e 34 minuti. A settembre, di nuovo da Genova verso il Monte Rosa ma stavolta via Gressoney: in 13 ore.

Il primo evento di ultracycling

Tra sabato 29 e domenica 30 aprile Francesco Surace, in solitaria e con l’unico appoggio di auto a supporto, è stato tra i protagonisti della Race Across Italy 775, il primo evento italiano di ultracycling: una doppia Tirreno-Adriatico che attraversa quattro regioni, taglia per due volte l’Appennino toccando i due mari, e dopo 775 chilometri e oltre 10.000 metri di dislivello fa ritorno a Silvi, da dove è partita. Ecco: Surace ha chiuso la prova in 27 ore e 4 minuti.

Il commento

«Mi sono allenato per sette mesi, sistematicamente, in bicicletta, correndo a piedi e nuotando, per avere spalle forti e “resistenti”. Ho seguito un regime alimentare studiato e valutato sulle mie caratteristiche fisiche. In vista della Rai, certamente, ma pure di altri progetti che man mano si vanno delineando». Un po’ come la «costruzione» di una struttura, che prima appunto si costruisce, poi si rifinisce e dopo è pronta all’uso: brevettata.

Una filosofia di vita

Direi che si potrebbe quasi parlare di una «filosofia di vita»: «Sì, sono esperienze che ho scelto di fare, per me, per “sondare” le mie potenzialità, testare le mie risorse» spiega l’atleta valsesiano.

Potenzialità e risorse che gli hanno permesso, alla Rai 775, di raggiungere il risultato che si era posto alla partenza: «Volevo tagliare il traguardo per primo. A ogni atleta il via viene dato ogni tre minuti circa. Io ho lasciato la pedana un’ora e mezza prima dei più forti atleti nella disciplina dell’ultracycling: per riuscire a centrare il mio obiettivo avrei dovuto amministrare nel migliore dei modi la distanza temporale dai più bravi. A nove chilometri dall’arrivo, ho creduto di non farcela. Allora mi si è avvicinata l’ammiraglia, l’auto col team di supporto: “Fra’, vedi che Strasser [atleta austriaco sei volte vincitore e detentore del record per il miglior tempo nella Race Across America – ndr] ti sta appena dietro, è a pochi km. E lì entra in gioco la testa: è lei, a quei livelli di fatica e sfinimento, che ti guida e ti accompagna fin là dove volevi andare: sono salito sul terzo gradino del podio ma soprattutto, e ci tenevo moltissimo, ho tagliato il traguardo per primo».

Nuovi progetti

Be’, complimenti a Francesco Surace, che ora tira il fiato per qualche giorno ma mica poi tanto: ché di progetti, idee, propositi, intenzioni ne ha tanti. E di tempo non vuole proprio perderne.
«Se posso, vorrei davvero dire grazie a chi mi è stato vicino col suo fondamentale sostegno, e quindi Alberto, Andrea, mio papà Pietro e Alessandro, a bordo dell’auto di supporto. E poi gli sponsor che hanno creduto in me: L’Automobile di Romagnano, Indurplast, Brv Bonett e Giant».

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