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I miei giorni di paura nel reparto Covid di Borgosesia
I miei giorni di paura al reparto Covid prima del tampone negativo: la testimonianza di Jessica Barbagallo.
I miei giorni di paura nel reparto Covid
I sintomi erano quelli: tosse e difficoltà respiratorie. E così per qualche giorno Jessica Barbagallo ha vissuto nell’incubo di aver contratto il Coronavirus, chiusa in una stanza del reparto Covid dell’ospedale di Borgosesia. Ma per fortuna l’esito del tampone è risultato negativo e, dopo qualche giorno di ricovero, la donna è potuta tornare a casa per proseguire le cure.
Una bronchite acuta
Un’esperienza comunque terribile, che la donna di origine siciliana, ma da quasi 20 anni abitante a Borgosesia, maestra di scuola, racconta così: «Avevo una bronchite acuta, sono stata ricoverata al reparto Covid perché c’era il sospetto che fossi stata contagiata dal Coronavirus. Sono rimasta attaccata 24 ore su 24 a ossigeno e flebo, in una stanza del terzo piano, da sola, letto numero 8».
Operatori senza riposo
«Premevo il pulsante per chiamare solo in casi di estrema necessità perché mi rendevo conto dell’immenso lavoro che stavano facendo tutti coloro che lavorano lì. Vorrei davvero ringraziare di cuore quelli che combattono per le vite senza mai fermarsi, donando anche qualche sorriso a chi ha paura di essere contagiato da questo mostro che ci vuole mettere in ginocchio. Ma loro da guerrieri combattono».
Il ricovero
Per sua fortuna, però, la donna è rimasta per poco bloccata nel letto dell’ospedale: «Domenica 29 marzo erano venuti a prendermi con l’ambulanza – riprende Jessica -, dopo un primo accertamento al pronto soccorso mi hanno fatto una radiografia al torace e messo l’ossigeno, perché avevo molto affanno e tossivo continuamente».
Esito negativo
«Lunedì mi hanno fatto il tampone, mercoledì mattina hanno provato a togliermi l’ossigeno per vedere come andava a all’ora di pranzo è arrivato il risultato del tampone che per fortuna è risultato negativo. E dato che avevano molti casi infetti da ricoverare mi hanno fatto andare a casa per proseguire la mia cura. Oltretutto la mia situazione era troppo delicata per rimanere lì, rischiando di essere infettata».
Immagini impresse
Anche adesso che il peggio è passato, comunque, nella mente della donna quei momenti passati al reparto Covid sono difficili da dimenticare: «Dalla mia camera a porta chiusa sentivo tutto: tante persone che stavano malissimo e dottori e infermieri che correvano senza mai fermarsi. Io speravo di essere negativa per me, ma anche per mio figlio, per non costringerlo a fare tutti quei prelievi».
Non solo un semplice mestiere
«Ma al di là della mia esperienza personale, ribadisco che medici, infermieri, addetti alla pulizia della camera in questi giorni sono tutti sotto pressione, ma sono sempre molto gentili e col sorriso sulle labbra per farti capire che andava tutto bene. Un grande grazie per il lavoro che stanno facendo; se qualcuno pensa che è il loro mestiere, beh si sbaglia. I loro occhi davano fiducia e voglia di farcela a tutti quelli che erano ricoverati».
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Elena
2 Aprile 2020 at 17:56
Grazie DAVVERO gentile Signora Barbagallo per questa sua PREZIOSA testimonianza…..che dovrebbe essere letta da TUTTI!!!
Di cuore, gli auguri di pronta guarigione!