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Maggiora code e malori davanti alle Poste: la gente protesta
Maggiora code e malori davanti alle Poste: la gente protesta. E così il sindaco di Maggiora ha pensato bene di installare alcune panchine davanti all’ufficio postale del paese.
Maggiora code e malori davanti alle Poste: la gente protesta
Poi Roberto Balzano si è rivolto al direttore delle Poste di Novara, senza però vedere miglioramenti. «La situazione a Maggiora – spiega il primo cittadino – non è cambiata rispetto a quando ho sollevato il problema, qualche mese fa, ma non demordo finché non c’è la risposta definitiva».
I problemi, a Maggiora come in tanti altri paesi, sono iniziati quando è stato introdotto l’orario ridotto, a causa dell’emergenza coronavirus: «Sto continuando – riprende Balzano – a sollecitare il direttore delle Poste di Novara, affinché cambi la situazione dell’apertura per tre giorni a settimana. Le attese sono lunghe e talvolta capitano tensioni. Maggiora oltretutto raccoglie anche alcuni utenti di Boca e Cavallirio che hanno l’ufficio postale aperto solo tre giorni a settimana e utilizzerebbero quello di Maggiora se fosse aperto di più. Poste italiane è un’azienda che pubblicizza molto bene i nuovi servizi telematici – prosegue il sindaco – , mi dà fastidio che alle piccole realtà non forniscano il servizio che serve».
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Situazione insostenibile
Balzano svela un’altra lacuna del servizio: «A Maggiora non abbiamo nemmeno il Postamat, tutte le persone che hanno il conto postale devono aspettare che apra l’ufficio per effettuare il prelievo, oltretutto si può accedere uno alla volta. Purtroppo all’esterno si creano spesso assembramenti dovuti alle attese in coda. La situazione si protrae da quando l’emergenza covid ha portato alla chiusura dell’ufficio che prima garantiva il servizio per sei giorni a settimana. Dalla sede mi hanno risposto che la motivazione era la maggior tutela sanitaria del personale, tuttavia da mesi abbiamo questo disagio e non ci sono stati interventi migliorativi. La Posta in generale vuole risparmiare sui giorni di lavoro del proprio personale, c’è inoltre il pericolo che gli uffici situati in paesi piccoli vengano chiusi. Momentaneamente non è possibile avere più giorni o tornare all’apertura di sei giorni la settimana».
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