Attualità
Nenello Marabelli era della generazione che riscattò l’onore del nostro Paese | IL RICORDO
Nenello Marabelli, il partigiano Aramis, si è spento a 95 anni, dopo una vita di instancabile testimonianza storica. Alla cerimonia funebre è stato ricordato con stima dall’ex deputato di origine valsesserina Wilmer Ronzani.
Nenello Marabelli e la Resistenza
«A Nenello Marabelli mi legano moltissimi ricordi e un rapporto di stima e di amicizia che nei decenni è diventato sempre più forte. Adesso che Nenello non c’è più questi ricordi si rincorrono nella mia memoria. Io l’ho conosciuto molto prima che mi dedicassi alla politica. Ero ancora un bambino quando con mio padre andavo nella sua macelleria e assistevo alle loro discussioni politiche sempre molto appassionate perché condotte da persone che avevano ideali veri. Nenello ha partecipato alla Resistenza col nome di battaglia di ” Aramis ” e ha fatto parte della 12ma Divisione Garibaldi di Franco Moranino ” Gemisto “di cui è stato un prezioso collaboratore. È stato uno dei protagonisti della battaglia di Noveis che Nenello mi raccontò in decine di occasioni. Prima di venire qui ho sentito il dovere di rileggere alcuni brani del libro di Sandro Orsi ” Ribelli in montagna” e la testimonianza che Nenello Marabelli sulla battaglia di Noveis: ” le pallottole fischiavano da tutte le parti mentre noi arretrando cercavamo di risalire la montagna. Per nostra fortuna la nebbia ci venne in soccorso rendendoci invisibili”».
L’Anpi
«Fino a quando le condizioni di salute glielo hanno consentito, insieme ai compagni dell’ Anpi della Valsessera, che ha considerato la sua seconda casa, è stato tra i principali promotori e gli organizzatori della manifestazione che ogni hanno si svolge di fronte al monumento per ricordare il sacrificio dei 7 giovani che cercavano di arruolarsi nelle formazioni dei partigiane, uccisi dai tedeschi al comando dal colonnello Zuccari nel quadro di una offensiva che aveva l’obbiettivo di piegare il movimento partigiano e ripulire le valli dai ribelli. Ricordo quando per iniziativa dell’Anpi e di un gruppo di partigiani, tra cui Nenello, venne costruito il primo cippo per ricordare il sacrificio di questi giovani; il secondo monumento venne realizzato successivamente dall’allora Sindaco di Coggiola, Matteo De Biasio, un grande sindaco. Era il 21 agosto 1964, giorno nel quale fummo raggiunti dalla notizia della improvvisa morte a Yalta di Palmiro Togliatti segretario generale del pci, partito al quale Nenello aveva aderito sin dai tempi della Resistenza partigiana».
La Fagnana
«Per un lungo periodo Nenello, pur essendo sempre stato presente alle iniziative dell’Anpi che rievocavano la Guerra di Liberazione e il sacrificio dei suoi caduti, non partecipò come militanti alla attività del suo Partito. Fu la morte di Franco Moranino, il compagno Gemisto (cosi lo chiamavamo), avvenuta nel 1971 e a cui Nenello era legati da un rapporto di grande stima e amicizia, a spingerlo ad impegnarsi in prima persona come attivista e militante. Alla Fagnana era diventato una specie di istituzione. Ed è proprio alla festa piu importante della valle che Nenello ha dedicato una delle sue poesie.
” Oh! Fagnana. Fu l’inizio quello del 1945, quando a raccolta ci chiamasti a festeggiare la Libertà. Unità è stata il tuo nome o mia bella Fagnana. Le tue bandiere sono l’insegna di forza e umanità. Ogni anno un volto nuovo. E la gente della valle che ti e sempre stata fedele si rallegra di quel dì. O bella, bella Fagnana che racchiudi in te calore e tanta speranza accendi i tuoi fari verso la Valle per salutare e destare il giovane passante”».
La sua generazione
«In queste ore mi è capitato spesso di pensare alle telefonate con le quali di tanto in tanto mi manifestava il suo apprezzamento o la sua critica nei confronti della linea e delle prese di posizione mie o del Partito; oppure mi sollecitava a prendere contatto con questo o quel l’esponente del mondo della Resistenza, della politica, della cultura e della giustizia per invitarlo a tenere il discorso ufficiale alla manifestazione di Noveis; una sollecitazione che mi veniva rivolta con grande anticipo rispetto al giorno in cui si sarebbe svolta la manifestazione. Alcune volte mi rimproverava ma io, che avevo imparato a conoscerlo, sapevo che questa sua apparente “ruvidezza” nascondeva una grande umanità. Io credo la nostra generazione debba moltissimo a persone come Nenello. Egli ha fatto parte di una generazione di donne e di uomini che hanno riscattato l’onore del nostro Paese; egli appartiene ad un generazione di donne di uomini che ha combattuto il nazismo e il fascismo e ha contribuito a dare all’Italia una Costituzione che a distanza di anni mantiene nei suoi valori fondamentali una straordinaria vitalità e attualità. Egli appartiene ad un generazione che ha contribuito alla ricostruzione economica-sociale e morale dell’Italia, uscita stremata dalla guerra, e che si è battuta per dare dignità al lavoro».
La Costituzione
«Pensiamo solo un attimo se tutte le nazioni del mondo avessero una Costituzione come la nostra che dichiara “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, e consente alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni”. In queste parole, scolpite sulla nostra Carta fondamentale 75 anni fa, non c’è solo un no alla guerra, alla violenza. C’è anche l’indicazione dell’altra soluzione. Un mondo che ripudia la guerra è un mondo che deve trovare un altro modo di governarsi, di rispondere alle crisi. Con istituzioni sovranazionali alle quali cedere sovranità, con un diritto internazionale riconosciuto e tale da legittimare l’uso della forza quando questa è necessaria contro il sopruso e per tutelare la vita e i diritti degli uomini. Questo fu scritto dai nostri padri costituenti guardando davvero molto più avanti del loro tempo che seppero mettere da una parte le divisioni che pure esistevano, in nome dell’interesse generale e dell’obbiettivo di mettere in sicurezza il Paese, dandogli una Costituzione avanzata e istituzioni autorevoli».
Una mistificazione
«Nenello ha combattuto contro la mistificazione della Resistenza descritta come rissa, come scontro tra fazioni svolto davanti agli occhi di italiani indifferenti. La mistificazione dell’antifascismo come falso mito, come trucco alimentato per condizionare la vita politica del paese. Noi non dobbiamo sottovalutare il veleno lento che c’è in queste idee che possono avere presa. Il fascismo era nato sul mito della forza, su un concetto di disuguaglianza – di paesi, di razze, di sesso, di individui – e su un concetto totalitario di nazione e di stato. E tutto questo ha portato a violenze e sopraffazioni di ogni genere. A leggi illiberali, a leggi razziali, a guerre imperiali, fino a portare gli italiani, dopo illusioni, menzogne che ingannarono tanti, alla più grande e distruttiva guerra che il mondo abbia mai conosciuto. Questo è stato il fascismo. E’ merito di uomini come Nenello averlo sconfitto con la Resistenza e con un grande movimento unitario, composto dai partiti e dal popolo. E se da decenni viviamo in un Paese libero questo è perché vi fu, rischiando la propria vita ha scelto di stare dalla parte giusta. Nenello è stato uno di questi e io in questo momento, mentre esprimo la nostra vicinanza e il nostro cordoglio a Claudio, Graziano, Anna, Maura e ai nipoti Stefano, Emanuela e Gianmaria, voglio ringraziarlo. Ciao Nenello».
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