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Padre Malagola, ricordo di un francescano garibaldino | LA LETTERA

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Padre Malagola, ricordo di un francescano garibaldino. Quarona Dalla sezione Anpi di Quarona, a firma di Maristella Sala, riceviamo un ricordo di padre Marco Malagola, testimone dell’eccidio del ponte della Pietà, morto a Torino.

Padre Malagola, ricordo di un francescano garibaldino

«Lunedì mattina a Torino si è spento all’età di 94 anni padre Marco Malagola, il frate francescano che fu il testimone dell’eccidio nazifascista del 14 agosto ’44. Dunque, quando era un giovane diciottenne, condivise un momento drammatico della storia del nostro paese; ma non si limitò ad essere spettatore impaurito, bensì sostenne con la sua forza morale gli ultimi momenti dei condannati e li aiutò a compiere il gesto del perdono dei carnefici e a guardare oltre quel maledetto ponte, aprendo loro orizzonti infiniti di speranza. Poi la sua vita ha percorso strade diverse e lontane. Divenne segretario del sostituto della Segreteria di Stato vaticana, monsignor Angelo Dell’Acqua, nel 1959 durante il pontificato di Giovanni XXIII. Dopo l’elezione di Paolo VI mantenne l’incarico fino al 1970, quando si recò missionario in Papua Nuova Guinea dove visse per un decennio. Rientrato dalla missione aprì l’ufficio di Giustizia e Pace per il suo Ordine. Tra il 1988 e il 1993 lavorò presso la Missione permanente della Santa Sede presso l’Onu a Ginevra, quindi a Bruxelles alla Nunziatura Apostolica in Belgio. Nel 1998 si trasferì a Gerusalemme come responsabile della Commissione dei Diritti umani della Custodia di Terra Santa. Nel 2004 tornò in Italia, a Torino, dove lo abbiamo casualmente incontrato e conosciuto nel 2012. E’ quindi diventato un caro amico, sempre presente alle nostre commemorazioni il 25 aprile e il 14 agosto, almeno fino a quando la salute glielo ha concesso. E questo legame si è rafforzato con l’attribuzione da parte dell’amministrazione comunale della cittadinanza onoraria di Quarona, il 24 aprile del 2016. L’anno prima aveva incontrato a Varallo il presidente Mattarella, in occasione della sua visita ufficiale in Valsesia.

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Ha speso la sua vita promuovendo il riscatto degli ultimi, ma anche cercando vie di pace quando si è trovato ad operare nei nodi focali della Storia europea del Novecento. Di lui colpivano subito la fede profonda e vissuta, l’attenzione all’altro, lo spirito di accoglienza, la gioia di vivere. Alle doti autenticamente cristiane si univano inevitabilmente la passione per la Libertà e per tutti i valori civili che la nostra Costituzione promuove, passione che abbiamo condiviso nella cornice di una profonda amicizia. Sosteneva che un cristiano deve essere tale sempre: anche quando è chiamato a fare scelte civili e politiche non può non avere come riferimento gli insegnamenti evangelici. Infatti amava definirsi un “francescano garibaldino”. E noi così vogliamo ricordarlo. Un uomo di fede che ha speso l’intera esistenza combattendo con le armi del dialogo e dell’impegno per creare un mondo più giusto».

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