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Proteste a Roasio: non si riesce a contattare il medico

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Proteste a Roasio: non si riesce a contattare il medico. A sollevare la questione è una lettrice.

Centro medico rivoluzionato

A parlare è una cittadina di Roasio che ha voluto portare all’attenzione la sua esperienza contattando Notizia Oggi.

«Da inizio gennaio il servizio del centro medico è stato completamente stravolto – spiega -. Prima avevamo tre medici in paese e al centro medico c’era una segretaria-infermiera che prendeva gli appuntamenti ed era un valido aiuto al lavoro dei dottori. Ora ci sono solo due medici e il mio non mi ha mai risposto». Il problema è noto, con il pensionamento di un dottore e il trasferimento di un’altra dottoressa in zona Borgosesia, Roasio è rimasto scoperto. In più la presenza di soli due medici non giustifica più per la Regione l’esistenza del centro medico. Da qui sono derivati una serie di problemi soprattutto per i pazienti.

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L’esperienza personale

La donna ha voluto raccontare la sua esperienza proprio per cercare di non far calare l’attenzione su un problema che in paese è sentito. «La mia storia è simile a quella di tanti altri pazienti – precisa -. Ho provato a contattare il medico che mi è stato assegnato ma non ha mai risposto, ho mandato una mail per avere una ricetta e dopo settimane non è stata ancora presa in considerazione, non usa neppure WhatsApp che invece prima veniva utilizzato per cercare di velocizzare le cose». E non si può neppure andare in ambulatorio: «In sala d’attesa si va solo con appuntamento – riprende -. Ma se non riesco a fissarlo mi chiedo come faccio. Capisco che avere migliaia di pazienti non è semplice da gestire, però qualcosa bisogna pur fare per non lasciare le persone ad aspettare settimane per una semplice ricetta». Di certo la chiusura del centro medico come era inteso fino a qualche mese fa sta creando problemi. «Il problema è che dopo due anni di pandemia invece che migliorare la sanità stiamo tornando indietro – riprende la lettrice -. Non è possibile sempre e solo basarsi sui numeri, capisco che siamo scesi a due medici, ma se non si riesce a stare dietro alle richieste dei pazienti forse è meglio tenere almeno una segretaria-infermiera per organizzare al meglio il servizio». Il pensiero della donna è chiaro: «La priorità deve essere curare le persone già da casa senza dover per forza arrivare sempre in ospedale. I medici territoriali che una volta venivano a casa non ci sono più, adesso diventa anche impossibile riuscire a parlare con loro.

Altra questione sono le visite in ospedale. «Mio figlio è stato operato in ospedale a Borgosesia e per tutta la durata della sua degenza non ha potuto ricevere alcuna visita. E’un ragazzo giovane e se l’è cavata, ma mi domando gli anziani come possano sostenere una situazione del genere. Forse bisognerebbe ricordarsi che siamo essere umani con sentimenti e non numeri… Inoltre la pandemia l’abbiamo conosciuta tutti, ma bisogna andare oltre e dare servizi sanitari degni di questo nome puntando anche sulla medicina territoriale che potrebbe risolvere molti problemi».

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