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«Quando si chiudono le strade serve rispetto anche per residenti e automobilisti»

Il commento di un lettore dopo i disagi segnalati al passaggio della Gran Piemonte.

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«Quando si chiudono le strade serve rispetto anche per residenti e automobilisti». Il commento di un lettore dopo i disagi segnalati al passaggio della Gran Piemonte.

«Quando si chiudono le strade serve rispetto anche per residenti e automobilisti»

Da un lettore riceviamo e pubblichiamo una riflessione sul tema delle strade chiuse per manifestazioni di vario genere. Un intervento che fa seguito ai problemi segnalati da molti utenti al passaggio della gara ciclistica Gran Piemonte.

«La strada è di tutti: quindi dello sportivo che vuole farci le competizioni, come del padre di famiglia che va al lavoro o del nonno che deve recuperare i nipoti a scuola. Per questo motivo non è più pensabile che chiunque si svegli la mattina e decida di organizzare qualsiasi manifestazione sportiva e non, possa prevaricare questo diritto sistematicamente chiedendo e ottenendo sistematicamente la chiusura di una strada.

Giustamente, in assenza di un regolamento provinciale che regoli queste chiusure, anche il sindaco di un comune (o presidente di Provincia) non può dire di sì a qualcuno e di no ad altri. Così succede che una strada comunale unica a servire una frazione, venga chiusa per un tempo anche mal definito. Oppure che una strada provinciale di collegamento importante come la Colma di Civiasco, si sia trasformata, come nell’ultimo anno, in un circuito sportivo “privato” di ogni disciplina sportiva e persino per raduni di auto e moto storiche… Oppure che, chi abita in un comune, non possa andare al lavoro o tornare a casa sua quando ne ha necessità, in nome di qualsiasi manifestazione che chiunque abbia deciso di organizzare. Poi non stupiamoci se qualcuno sbotta sui social, come abbiamo fatto in tanti (al limite della pazienza), usando anche termini esasperati o peggio qualcuno sfonda il blocco e piomba nel bel mezzo di una gara ciclistica, come è successo recentemente a Bielmonte, con tutto ciò che ne è conseguito.

Sottolineo che anche io sono uno sportivo e vado in bicicletta, amo camminare e una volta anche correre per i sentieri, ma non ho mai preteso di ledere il diritto di altri, che come me vogliono andare in montagna, magari in Ossola e devono tornare indietro perché ad Arola (senza adeguato preavviso in Valsesia) qualcuno ha chiuso le strade e quindi deve tornare a casa con le pive nel sacco. Si trattava di una manifestazione bella, giusta e legittima che però, così organizzata, ha calpestato il diritto di spostarsi a chi aveva altri interessi. Così come avvenuto per la chiusura, in una domenica mattina, della strada della Colma versante Vco senza preavvisi in Valsesia, per gara o raduno: così chi voleva andare a praticare il suo di sport in Ossola e arrivava alla Colma, dopo l’orario arbitrariamente stabilito, doveva tornare a casa. Peggio, vista la situazione dei trasporti pubblici in Valsesia, per chi magari da Borgosesia doveva andare a prendere un treno a Novara e rischiava di perdere biglietto e prenotazione per gara ciclistica in corso sulla provinciale novarese (che ovviamente ignorava). La mancanza di comunicazione tra le Province è una parte del problema…

Penso che si debba regolamentare anche questo sacro santo diritto di fare sport sulla pubblica viabilità, vista la scarsa sensibilità dimostrata da alcuni organizzatori. Che non significa impedirlo, ma solo mettere delle chiare regole che rispettino i diritti di tutti. Come un numero massimo di chiusure annue, magari evitando le strade uniche che servono piccoli centri, orari e giornate critiche. Considerando l’importanza della competizione o manifestazione: chiudere una strada che collega tre province per un “raduno di auto o moto” mi sembra eccessivo. Comunicando e pubblicizzando con debiti preavvisi non solo il comune dove si svolge la manifestazione, ma anche e a tempo debito tutto il circondario che ne è interessato. La responsabilità dell’efficacia del preavviso non può gravare sugli amministratori locali e provinciali, ma bensì deve essere condizione essenziale a cura delle associazioni che hanno promosso le manifestazioni. L’organizzazione deve “garantire” dei tempi di chiusura adeguati a consentire il transito dei concorrenti: un’ora e mezza di attesa come successo alla recente “gran Piemonte” non è accettabile. Le manifestazioni di qualsiasi tipo restano un importante valore aggiunto economico per tutto il territorio, ma solo se ben organizzate e regolate per il minimo impatto sulla popolazione stanziale.

Nessuno infatti ha protestato per i disagi del giro d’Italia; perché era una manifestazione importante, perché sono stati dati a tempo debito, con le giuste modalità e a tutti le aree coinvolte i preavvisi necessari, nonché grazie a una buona organizzazione. Ma quasi tutte le altre manifestazioni che hanno interessato la Colma quest’anno, per esempio ma non solo, sono state un abuso sul diritto “degli altri”: perché tutti paghiamo le tasse per avere gli stessi diritti.

Qualcuno ha pure sostenuto che, laddove non c’erano strade alternative per le frazioni, è stato concesso agli automobilisti di passare mantenendo una debita distanza dai concorrenti della manifestazione. Aberrante, perché qualsiasi cosa fosse successa, l’autista di quel auto mezzo si sarebbe rovinato l’esistenza per avere contravvenuto ad una ordinanza sindacale: ma questo è stato spiegato ai volontari che controllavano il blocco della circolazione e che non facevano parte delle forze dell’ordine?

Concludo con un invito a tutti gli amministratori perché a livello inter provinciale promuovano un incontro per migliorare la comunicazione e redigere un regolamento che tenga conto del diritto di sportivi e associazioni, ma anche di tutti coloro che usano la strada per le loro (magari diverse) attività personali, sportive, di lavoro e famigliari. Ho forse detto qualcosa di così sbagliato?»
Ferruccio Baravelli

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