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Romagnano piange il musicista Pier Carlo Barattini, morto a 62 anni

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Romagnano piange il musicista Pier Carlo Barattini, morto a 62 anni. E’ morto  nei giorni scorsi dopo una malattia che non gli ha lasciato scampo, il musicista Pier Carlo Barattini; aveva solo 62 anni.

Il ricordo del figlio

Ecco come ricorda il padre, il figlio Riccardo: «Musicista, insegnante, artista, mio padre era originario di Romagnano, dove è cresciuto insieme alla famiglia che gli ha trasmesso fin da piccolo la passione per la musica. Giovanissimo ha iniziato a suonare la tromba da autodidatta, frequentando le bande locali, prima di iscriversi al Conservatorio di Torino dove si è diplomato. Ventenne, ha frequentato i locali storici del jazz, come il vercellese Kilt o il milanese Capolinea, collaborando con importanti nomi del jazz che popolavano le scene di quegli anni.

La musica pop e rock

Parallelamente era entrato in contatto con gruppi musicali pop e rock (oggi le chiameremmo cover band) che nascevano tra i giovani, come i novaresi “Fragola e Panna”. Negli anni 80, in un periodo molto fertile per la musica dal vivo, si era ritrovato così a frequentare jazz club, locali e discoteche oltre alle bande musicali locali senza soluzione di continuità, con umiltà e senza mai giudicare il contesto o i colleghi. Atteggiamenti, questi, che lo hanno caratterizzato in ogni momento della sua vita, vissuta sempre con la voglia di mettersi in gioco e creare nuove contaminazioni musicali con i colleghi.

Una volta capito che la passione per la musica lo avrebbe accompagnato per sempre, decise di seguirla a tutti i costi. Iniziò così a collaborare con le orchestre spettacolo che, sulla scia di Raoul Casadei, in quegli anni stavano avendo un successo strepitoso. La prima fu l’orchestra di Beppe Nardi, grazie alla quale non solo cominciò ad entrare nel cuore di un pubblico sempre più vasto ma conobbe anche Lucia, che diventerà sua moglie e mia mamma.

L’esperienza nella Rai

La sua attività nei locali divenne una costante e venne interrotta solo durante la sua partecipazione in Rai al programma “Mezzogiorno” condotto da Gianfranco Funari e poi al format “E’ nata una Stella” di Giorgio Mastrota, entrambe le volte diretto dal maestro Dino Siani. Ritornato sui palchi, nella dimensione a lui più congeniale, è stato negli anni ’90 colonna portante delle più grandi formazioni di intrattenimento live collaborando con artisti come Ricky Renna, Lele Porrè, Egy Palumbo, l’Orchestra Pier Isaia, il gruppo di Stefano Teruggi, la Tikozzi Band e l’Orchestra Grande Evento. Quest’ultima formata dagli ex membri dell’Orchestra Casadei e confluita poi nel gruppo di punk da balera Extraliscio che ha partecipato al Festival di Sanremo nel 2020.

E’ con queste formazioni che, girando l’Italia da nord a sud con più di 200 concerti l’anno, è riuscito ad entrare nel cuore di un pubblico sempre più grande. Fan che lo hanno seguito durante il suo percorso tra le diverse orchestre, eleggendolo prima come la tromba del “Silenzio”, poi quella del “Deguello” e infine come “La tromba di Romagna Capitale”.

Insegnante di musica

Negli ultimi anni aveva cominciato ad insegnare musica nelle scuole, accademie e bande locali entrando da subito in sintonia con i ragazzi per i quali aveva sempre nutrito grande empatia. Fin dal primo giorno la sua volontà è stata quella insegnare alle nuove generazioni non solo la musica ma anche la passione necessaria per suonare lo strumento e, soprattutto, per fare il mestiere del musicista.

La scoperta del folk irlandese

Stanco di girare l’Italia, spinto dalla curiosità che da sempre lo aveva caratterizzato, da poco si era appassionato alla musica folk irlandese grazie alla sua amicizia con il Maestro Gianfranco Fumagalli. Era poi entrato nell’organico di alcune street band,  tornando a suonare in strada e a contatto diretto con le persone. Interagendo con un pubblico eterogeneo, di ogni età e estrazione sociale, aveva ritrovato le emozioni che gli avevano fatto scegliere 40 anni prima di fare il musicista.

Rapida, la malattia che lo aveva colpito negli ultimi mesi non però aveva fermato la sua voglia di studiare e cercare sempre nuove contaminazioni, lasciando appunti, progetti incompiuti e idee che la famiglia si impegna a portare avanti».

 

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