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Romagnano ricorda Lucia Rina Valazza, appassionata di poesia e di recitazione

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Romagnano ricorda Lucia Rina Valazza, appassionata di poesia e di recitazione. E’ morta a 73 anni Lucia Rina Valazza, la “vecchina”, uno dei personaggi della sacra manifestazione, e appassionata poetessa ed attrice dialettale.

Romagnano

Valazza era una presenza vitale nel tessuto culturale del paese. Se n’è andata improvvisamente giovedì sera, lasciando un grande vuoto e un poderoso ricordo nelle persone con cui collaborava, laddove il dialetto era protagonista.

«Tra i cultori del dialetto era molto conosciuta come una valida poetessa – ricorda Stefano Fanzaga, conservatore del Museo storico etnografico di Romagnano Sesia –, partecipava spesso alle rassegne vernacolari che si organizzano sul territorio, ma anche come ottima scrittrice, sceneggiatrice e attrice. Ma la sua cifra era la modestia e l’umiltà con cui faceva ogni cosa».

Lucia Rina Valazza era originaria di Romagnano, dove vive anche il fratello Pierantonio, conosciuto come Piter, anch’egli anima di molte iniziative del paese. Anche se aveva vissuto per lunghi anni a Milano, dove aveva svolto la professione di infermiera, soggiornava spesso in Valsesia, nella sua casa di Grignasco, dove era tornata a vivere stabilmente negli ultimi anni, dopo essere rimasta vedova. Faceva parte della compagnia teatrale romagnanese “Attori per caso” ed era molto adatta ai ruoli brillanti. «Era di poche parole – ricorda ancora Fanzaga -, non amava mettersi in mostra ma, attraverso la poesia, riusciva a esprimere un punto di vista anche ironico. Il suo modo di scrivere manifestava grande sensibilità e spirito critico in senso positivo. Lucia Rina riusciva a dare una veste originale anche alle cose di tutti i giorni, che è poi uno degli scopi della poesia».

Un’attrice per caso

«Era una persona di modestia infinita, non si metteva neanche in seconda fila, ma in terza – la ricorda il giornalista Lorenzo Del Boca, che della compagnia teatrale era il regista – Possedeva una brillantezza intellettuale straordinaria; era capace d’ironia e autoironia, di riflessioni anche molto opportune dal punto di vista della nostra cultura, del dialetto, delle tradizioni locali. Aveva scritto lavori di rilievo e in tutte le sue composizioni sapeva costruire una storia da un dettaglio. E, cosa non comune, lo faceva con i contenuti e non con la persona. È una perdita di proporzioni gigantesche, ci accorgeremo che mancherà ogni volta in cui avremo bisogno di qualcuno in grado di fare teatro e sceneggiature».

«Una persona stupenda»

Anche per Marisa Brugo, fondatrice della compagnia teatrale, sarà molto dolorosa la mancanza di Lucia Rina: «Era una persona stupenda, perché molto generosa, sempre positiva, con grosse capacità – afferma – Scriveva per noi i testi nella lingua romagnanese, era la prima attrice quando organizzavamo le serate teatrali con le nostre scenette divertenti. Traduceva anche dei classici, conserviamo parecchi pezzi scritti da lei, che aveva grandi capacità a livello culturale ed era una persona umanamente stupenda. Stavamo ancora facendo progetti, tra noi c’era amicizia e condivisione dell’attività culturale».

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Dante tradotto in dialetto

Claudio Brandoni, che l’ha affiancata in molte recitazioni, si definisce suo allievo nel teatro dialettale: «Ho avuto l’onore di fare da spalla a Lucia Rina nelle sue rappresentazioni degli ultimi quattro anni. Scriveva cose molto buffe di suo pugno, ma ha scritto anche la trasposizione dialettale dell’Inferno dantesco e dei Promessi Sposi. La affiancavo, ed ero onorato di essere la sua “spalla”».

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